sabato 16 gennaio 2010

Zappatisti

Guardatelo. Vista quest'immagine, e magari ascoltando la sua musica, vi immaginereste mai che questo tizio che indossa mutande leopardate e calzini di indubbio gusto sia lo stesso uomo che negli anni della psichedelia rifugge ogni forma di droga, vuole tenere tutto sotto controllo a costo di perdere amici e colleghi, maniaco del lavoro, capace di far provare il proprio gruppo anche per quattro mesi di fila prima di andare in tour e alla perenne ricerca della perfezione? E invece è proprio lui.
Spesso la musica ti può dare un'idea sbagliata e superficiale della persona che c'è dietro. Puoi pensare a Zappa come uno straordinario talento, al quale piace farsi una canna di tanto in tanto. E invece lui odiava le droghe, appunto perché gli facevano perdere il controllo della situazione. Un controllo che lui voleva esercitare sempre, anche con i Mothers of Invention, che non erano un gruppo musicale. Erano il suo gruppo, che suonavano la sua musica.
Leggendo l'ottima biografia di Barry Miles (qui una piccola anteprima), che in vari punti smentisce anche quella che viene considerata come un'autobiografia ma che Zappa ha scritto con Occhiogrosso, viene fuori un ritratto completo di Zappa. Riduttivo chiamarlo musicista, era innanzitutto un compositore, il cui più ardente desiderio era vedere rappresentata la propria musica a livelli di perfezione. Per questo, molti dischi di Zappa non sono altro che collage e sovraincisioni maniacali di registrazioni fatte dal vivo. L'assolo di chitarra di Los Angeles era perfetto? Bene, mixiamolo con l'ottima prova vocale di New York. E via dicendo per tutte le tracce audio.
Così come uno, superficialmente, si aspetterebbe uno Zappa fricchettone, e invece il suo cinismo ("sono un reporter") lo portava a sparare a zero su tutto. Contro i pacifisti, contro gli omosessuali, contro Reagan e i repubblicani. Contro i comunisti, tanto che stava per essere nominato Ambasciatore della Cecoslovacchia. Contro l'Inghilterra. Praticava il sesso libero, ma era contro l'emancipazione femminile. Era un uomo, come dice la copertina "Absolutely free".
Forse era così, forse era libero di dire quel che voleva, di suonare la musica che voleva, di riempire i testi delle proprie canzoni di assurdità e volgarità assolutamente divertenti. Però, dal libro, sembra anche vedere un uomo schiavo di se stesso, del proprio lavoro, della sua eccezionale e prolifica vena creativa, della ricerca della perfezione (assolutamente legittima, per carità) e della voglia di tenere tutto sotto controllo. Lo stesso rapporto con i figli è emblematico: i ragazzi avevano il padre in casa (casa dalla quale sono passati tutti i grandi del rock) tutto il giorno ma non dovevano assolutamente disturbarlo, per nessuno motivo, perché lui era chiuso in studio. Tanto che alla fine, per avere un minimo rapporto, iniziarono a cantare con lui, a suonare la chitarra con lui.
Compositore geniale, musicista di talento, personaggio assolutamente interessante e pieno di sfaccettature.

Basta chiacchiere. Prima di tutto un Sandro Paternostro d'annata che intervista Frank. Questa l'ho messa più per Paternostro che per Zappa!


Frank a 22 anni che suona una bicicletta. E' quel tipo smilzo sulla sinistra.


E infine uno dei miei (e suoi) pezzi preferiti, Peaches En Regalia.

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