lunedì 30 gennaio 2006

Start Again

settimana finita col botto e iniziata in maniera simile. il servizio mi sembra sia venuto piuttosto bene: vivace, originale, delle belle immagini fatte dall'operatore, mi sono solo incartato su una domanda al coach. Le trasmissioni sono partite alla grande con una rissa semisfiorata. Ottimo segno, la gente da casa si sarà divertita.
Inoltre è arrivata la macchinina! Sono già innamorato, è piccola e anche abbastanza agile e si infila dappertutto. Appena posso darò il mio contributo fotografico. Comunque si tratta di una Fiat Seicento del 1999, neanche ventimila chilometri, con qualche graffietto qua e là ma in ottime condizioni. Peccato per gli interni violacei.

domenica 22 gennaio 2006

Record

mai successo prima d'ora che una squadra napoletana di basket chiudesse il girone di andata in testa alla classifica (anche se in coabitazione con altre squadre). mai erano state vinte tredici gare su diciassette. evidentemente questa squadra ci sta abituando bene: vittoria a bologna (sponda virtus), siena e treviso agganciate in vetta e per la classifica avulsa secondo posto nel tabellone delle final eight di coppa italia, contro milano, non proprio un'avversaria abbordabile. ora come ora non ho visto tante squadre superiori alla carpisa napoli. probabilmente solo la fortitudo, che può schierare due quintetti di altissimo livello e che comunque abbiamo battuto, e la benetton, con la quale abbiamo perso solo all'ultimo minuto. probabile che è un momento in cui ci va tutto alla grande, probabile che serva un innesto (sesay non può giocare 40 minuti a partita), ma stiamo rendendo benissimo e viviamo questo sogno. greer 36 punti e 44 di valutazione. che cacchio di giocatore.

lunedì 2 gennaio 2006

Mestizia

tutti i miei parenti sono nel mio bosco preferito e io rosico. stamattina mi sono svegliato e in casa non c'era nessuno. di solito è piacevole, ma pensare che il due gennaio mi devo svegliare alle 7.45 per andare a lavorare mentre potrei stare in mezzo a dormire fino a mezzogiorno mentre fuori nevica mi rode un bel po'. quel posto mi strega, non ci posso fare niente. vabbè, countdown quasi finito per fortuna, anche se inizio a vacillare sempre di più per la mancanza di sonno.

domenica 1 gennaio 2006

Tre anni fa


lo so, non è il modo più allegro per cominciare l'anno, ma mi manca da matti. grazie.










Fu proprio là nella corsia di un ospedale
che aprii gli occhi e vidi un letto accanto al mio,
il primo giorno si ha una sensazione spiacevole e volgare
e i piccoli disagi non fanno bene al cuore.

Ma la notte, la notte
aumenta lo spessore del dolore con le sue presenze,
la notte, il cuore è gonfio la notte
e i lamenti dei malati riempiono le stanze.

Ma stranamente il giorno dopo prima che arrivino i parenti
si fa un poco di ironia persino sui lamenti
e il letto accanto al mio con dentro un uomo grosso e un po’ volgare
diventa una presenza singolare.

"Gildo, come faccio, mi vergogno, dovrei andare..."
Gildo, il grosso Gildo mi insegna da sdraiato come devo fare
e intanto a pochi metri di distanza si fatica a respirare.

Sono le innocenti stonature di un salotto,
sono i piccoli fastidi, i gesti un po’ meschini
che fanno l’uomo veramente brutto.

Ma in ospedale dove la perdita è totale,
dove lo schifo che devi superare
è quello di aiutare un uomo a vomitare.

Dove non c’è più nessuna inibizione
dal vomito al sudore, alla defecazione
e allora salti il piano se lo sai saltare
e entri in un altro reparto dell’amore.

"Gildo io vorrei che all’insaputa delle suore..."
Gildo, il grosso Gildo mi passa di nascosto qualche cosa da mangiare
e intanto a pochi metri di distanza un uomo muore.

Si parla poco e piano per diverse ore
e a notte alta quell’ospite agghiacciante vien portato via,
riprende indisturbato e noncurante il ritmo della corsia.

I piccoli disagi, l’ho già detto non fanno bene al cuore
ma il senso della morte
è sempre stato troppo forte.

Gildo, non l'ho mai saputo immaginare,
chissà perché improvvisamente diventa elementare,
potrà sembrare irriverente ma qualche ora dopo
ridevamo tutti per niente.

Ma a scanso di fraintesi
non è il cinismo mestierante e fastidioso dei dottori
ma il senso della vita che ti spinge fuori.

"Gildo, mi dispiace, son guarito, devo andare..."
e Gildo che naturalmente mai più nella mia vita ci avrò il gusto di incontrare
nasconde, questa volta con vergogna, il suo dolore.

Il cielo azzurro e teso
e le mie gambe strane, senza peso
attraversavo il giardino tremante
come in un sogno riposante.

Gli occhi delle nuove madri luccicavano
e i grossi seni sotto le vestaglie biancheggiavano,
solitario avvertivo quel candore, quell’aria di purezza
e il cielo era azzurrino e c’era un po’ di brezza
e stranamente un senso d’amore che non so dire...