lunedì 18 dicembre 2006

Sotto la panza la mazza avanza

aggiornamenti sul programma "metti vitor in forma": purtroppo non ho una bilancia per mostrarvi i progressi. o per fortuna. lunedì tutto bene, inizio con una sgambatella, rage against the machine in cuffia. parto lentino, verso i venti minuti ho ancora energie e quindi mi faccio gli ultimi dieci a ritmo più sostenuto. finisco soddisfatto, pensavo di stare messo peggio. mercoledì decido di forzare un po', di tenere il ritmo degli ultimi dieci minuti, e a parte all'inizio dove mi facevano un po' male i tendini dei polpacci è andato tutto ok.
a questo punto è subentrata la pigrizia: venerdì mattina, visto che la sera avrei dovuto lavorare fino a tardi, ho rinviato al sabato. sabato sera avevo ancora il pranzo sullo stomaco e ho lasciato stare... bene, la mia forza di volontà ha già perso, visto che anche oggi sono rimasto un po' di più a letto!
ma domani si ricomincia, ne sono convinto

mercoledì 13 dicembre 2006

Ma che volete salvare...

il comune di napoli ha predisposto un piano per il traffico per il periodo natalizio, per far respirare la città sia da un punto di vista della viabilità che ecologico. ieri però i vigli che hanno transennato la ztl (zona a traffico limitato) di chiaia (uno di quei famosi "quartieri bene") si sono visti attaccati da un'orda di motociclisti e automobilisti inferociti, che hanno minacciato di forzare il blocco. saputo quanto stava avvenendo, l'assessorato ha autorizzato la rimozione delle transenne. ma se non si riesce neanche a rispettare una regola così elementare, davvero pensano che questa città potrà uscire fuori dal degrado nel quale versa?

martedì 12 dicembre 2006

La grande sfida

oggi parliamo di qualcosa che sta a cuore alla maggior parte degli italiani: i film di natale. ebbene, come sicuramente saprete, e se non lo sapete beati voi, è avvenuta la scissione tra boldi e de sica, paragonabile artisticamente solo a quella tra paul simon e art garfunkel. i media ci tempestano di notizie su queste due uscite cinematografica, e non lamentatevi, perchè si tratta di una tematica fondamentale: pensate che, fino al natale scorso, gli italiani andavano tranquillamente a vedere il loro film di natale. e ora? quale vedranno? se volessero vedere entrambi, quale vedranno per primo? non vi rendete conto della difficoltà: saranno costretti a effettuare una scelta, addirittura a PENSARE! chi avrà vinto lo sapremo solo dopo le feste, ma intanto una preghiera a boldi e de sica: tornate insieme. non destate dal sonno gli italiani, le ripercussioni sulla società potrebbero essere rivoluzionarie.

sabato 9 dicembre 2006

Ci vedremo in tribunale!

va raccontata. a napoli ci sono le strisce blu, e devo dire che gli addetti al controllo delle infrazioni sono presenti. cosa strana, in una città dove il parcheggiatore abusivo regna (in una zona della cosidetta napoli bene, è possibile anche farti conservare il posto, se conosci il numero di telefono parcheggiatore). bene, ovviamente per i residenti di una determinata zona c'è un permesso speciale per non pagare ogni volta che parcheggi. io ce l'ho, bello in evidenza tra l'altro. per non vederlo, devi essere un po' grullo. stasera invece mi sono trovato una bella multa, perchè - a detta dell'orbo che l'ha compilata - non avevo esposto il bollino del pagamento. il bello è che il furbo è anche andato a controllare il numero civico del palazzo di fronte al quale era parcheggiata la macchina (tra parentesi, quello dove abito), ma non è stato in grado di vedere quel cazzo di bollo sul vetro, in alto a destra. coglione.

giovedì 7 dicembre 2006

Uomo di panza uomo di sostanza

probabilmente sono impazzito ma ha poca importanza. dunque, ho sempre avuto un metabolismo invidiabile, ho sempre mangiato come un animale senza mettere su un grammo. purtroppo questa fase dell'adolescenza passa e, grazie anche a un lavoro sedentario, la situazione adiposa inizia a farsi scomoda. per vita sedentaria intendo quella immortalata da homer in una celebre puntata dei simpson (a proposito, mi si è rotto il picchio che batte i tasti al posto mio). dunque, dovrei iniziare a smaltire qualche chiletto.
ed è per questo che arriva la nuova fantastica iniziativa di questo blog: uomo di panza uomo di sostanza! segui gli sforzi di vittorio per perdere sti due/tre chili (sì dai, la faccio tragica per così poco, ma non mi entrano i pantaloni :D ) di troppo! assisti e prendi parte alla sua umiliazione!
visto che di tagliare netto col cibo non se ne parla, anche perchè ora arriva natale, ho deciso di darmi da fare col tapis roulant che giace statuario in casa. almeno tre volte a settimana. il problema è che non mi piace correre (preferisco la cyclette, di norma), soprattutto correre a vuoto all'interno di una stanza. e qui subentrate voi, che dovrete sputtanarmi clamorosamente! blog interattivo su drunk side of the moon!
in poche parole, riferirò settimanalmente quanto fatto ed eventuali variazioni di peso. ora però devo trovare una bilancia che funziona

mercoledì 6 dicembre 2006

Geoff Farina

arrivo che il cantante dei TGA sta suonando una canzone piuttosto lenta. sembra quasi che sia uno che abbia trovato una chitarra e abbia deciso di cantare una canzone a chi c'era, e non è una cosa negativa. il velvet è un posto nato per serate con i dj, e lo è tuttora, tanto che guardando il cartellone con gli spettacoli mi chiedo cosa ci faccia farina lì in mezzo. il problema è che il locale è strutturato per le serate, con tante piccole sale, con i divanetti, con il bar. nella sala più grande, per modo di dire perchè comunque camera mia è più ampia, c'è un angolino (senza palco, senza niente) dove si suona. i TGA sono bravi, il cantante fa una cover di chet baker, e altri due pezzi: lui ricorda paurosamente jeff buckley sia come aspetto che come atteggiamenti. la voce è ovviamente inferiore ma buona. è accompagnato da un bassista che suona anche l'ukulele e un batterista che suona un rullante e una campana di mucca. concludono con un pezzo tirato ukulele, basso e batteria. molto bravi, farina in un angolo apprezza.
poi tocca a lui: il concerto dura un'oretta, lui si sforza di parlare in italiano e lo fa anche bene. le canzoni sono tutte basate su arpeggi, e qualcuna - non lo nascondo - è anche pesantina. suona da dio, la voce forse non è perfetta per questo genere. fa brani suoi, un paio di un suo progetto - the secret stars -. si crea comunque una bellissima atmosfera, con il pubblico in totale silenzio. lui apprezza e ce lo fa sapere. una bell'oretta di musica.

martedì 5 dicembre 2006

Tierre

non si dica che parlo di basket solo quando le cose vanno bene, la realtà è che quest'anno - non avendo l'abbonamento - ho una visione parziale di quanto sta succedendo a questa squadra, e non posso analizzare bene gli sviluppi della stagione. posto che sarebbe un'analisi mia e in quanto tale da prendere con le pinze.
per chi non lo sapesse, Napoli è all'ultimo posto in Eurolega (una vittoria in sei gare, le ultime due sconfitte sono state due casalinghe abbastanza agevoli, buttate entrambe, entrambe al supplementare, e ciao eurolega), mentre in campionato è nel gruppone di metà classifica, con 5 vinte e 5 perse. anche in questo caso le ultime due (in casa con varese e a capo d'orlando) erano evitabili. le perplessità che avevo a inizio stagione non erano poi tanto errate, e riguardavano principalmente la coesistenza di morandais e trepagnier. azzeccato in pieno, visto che bucchi dopo qualche gara ha capito che i due insieme non possono giocare, promuovendo in quintetto a volte larranaga, altre l'ottimo e sottoutilizzato malaventura. descrivere il momento della squadra è impossibile: brown - tagliato oggi - ha sicuramente del talento, ma, errore base di un play, non sa mettere in ritmo la squadra, e non ha neanche un gran tiro. resta un penetratore allucinante, ma le carenze di cui sopra lo rendono prevedibile. il quintetto bianco resta a mio avviso la parte migliore di questa squadra, ma se ti devi affidare sempre alle riserve perchè sesay dorme e morandais ti fa cadere le palle vuol dire che davvero qualcosa non va. e poi ci sarebbero tante altre cose di cui parlare, come la scellerata gestione della società del caso trepagnier, ma lasciamo stare...

domenica 3 dicembre 2006

Act of Love


la palla che rimbalza sul legno o sull'asfalto, rimbombando nel vuoto della palestra, il rumore dell'atterraggio dopo il salto, sentire lo scalpiccio delle scarpe mentre ci si spinge per prendere posizione, la palla che frusta la retina... non esiste altro sport con rumori così belli.

giovedì 30 novembre 2006

Vive la France!

Per contribuire alla lotta contro la diffusione dell'Aids in Francia saranno venduti 10 mln di preservativi al costo di 20 centesimi l'uno. A partire dal primo dicembre saranno messi a disposizione in oltre 20 mila punti vendita come tabaccherie, edicole, farmacie e licei. La decisione e' stata annunciata dal ministro della sanita', Xavier Bertrand che ha ricordato la necessita' di "far trovare il preservativo in piu' luoghi possibili in modo che il suo uso diventi un riflesso automatico".

martedì 14 novembre 2006

'A sceneggiataaaaaa

nel caso foste partiti per una vacanza su marte e foste tornati soltanto oggi, beh, sappiate che è morto mario merola. ma non ne ha parlato nessuno, eh! ora, non mi interessa minimamente fare un suo ritratto, giudicare o meno quanto da lui fatto in vita.
quello di cui vorrei parlare è di quanto avvenuto - sta avvenendo, nel momento in cui scrivo - oggi al suo funerale. scene allucinanti. gente che si aggrappa al carro e urla "maarioooo, maaaariooo", oje vita oje vita mia a palla, striscioni... insomma più che un funerale, una folla - e che folla... - scesa per strada. sembrava il funerale del papa, stesse modalità, ci manca solo gigi d'alessio che si affaccia dal balcone dandosi dell'umile pastore.
una piccola riflessione a parte va fatta sulle scene di dolore. la moglie di merola è svenuta, e se vedete i giornali già oggi ci sono foto che la vedono straziata. ora, per carità, nessuno mette in dubbio il dolore che la signora sta provando. assolutamente. ma a napoli sembra quasi che ci siano funerali in cui si fa a gare a chi soffre di più. si vedono queste scene con queste donne lanciare urla strazianti, gettarsi sulla bara.
non so, mi sembra ostentazione del dolore. mi sembra falso.
se al mio funerale (rallento un attimo la scrittura perchè la mia mano è irrimediabilmente attratta dalle parti basse) vedessi scene come queste mi incazzerei.

giovedì 2 novembre 2006

Napoli siamo noi

mi chiedono come va? bene, sono ancora vivo, rispondo io. mi chiedono giustamente come faccio a non aver voglia di fuggire. rispondo "chi te lo dice che non avrei voglia di fuggire?". il problema è stato viaggiare tanto in questi mesi. vedere come si vive altrove e capire che, per quanto io possa essere fortunato a vivere in una famiglia perbene, in una zona tranquilla, qua si vive di schifo. fuggire? un anno fa, forse l'ho già detto, avrei detto di no, questa città si può ancora salvare. oggi vi rispondo "dove devo firmare?". questa città ormai è morta. assassinata dalla camorra. assassinata dallo stato connivente. assassinata dagli stessi napoletani. napoli siamo noi, ha scritto bocca in un libro che - strano! - tanto è stato contestato dalle istituzioni. mi sputerei in faccia per aver contributo all'elezione di questi mariuoli incompetenti. sempre se di incompetenza si tratta, e non convenga lasciare napoli così com'è. ellekappa ha scritto "l'emergenza criminalità a napoli è solo la punta dell'iceberg. il resto è ricoperto dalla spazzatura". inquadra bene la situazione, io intanto provo insofferenza. l'altro giorno stavo per insultare un parcheggiatore abusivo, ma per fortuna riesco ancora a controllare la rabbia. basta un niente e ti ritrovi con qualche cm di acciaio nello stomaco. ma forse, per provare - almeno per provare! - a svegliare questa città servirebbe proprio questo. un martire. per far scendere la gente in piazza, non contro la polizia, una volta tanto, ma contro chi ha distrutto questa città. e alla fine penso che si rimarrebbe davvero in pochi. napoli, senza i napoletani. che città magnifica.

venerdì 27 ottobre 2006

Volare al giorno d'oggi

Di Gabriele Romagnoli

Se si dovesse riempire una capsula del tempo per spiegare ai posteri questa nostra epoca ci metterei il racconto di un viaggio aereo. Anzi, due. Metti, una mattina d'autunno del 2006, due viaggiatori, uno (io) in partenza da Roma, l'altro (la mia amica Michele Mitchell, giornalista americana) da Londra. Entrambi diretti a New York, con voli che atterrano quasi alla stessa ora. Quindi, appuntamento a Newark. Prima, però, ci tocca questa piccola, spesso assurda, odissea nello spazio che ci insegna almeno quattro cose sul mondo in cui viviamo.

La prima è: non esiste la certezza del diritto.
Alla vigilia della partenza chiamo il call center Alitalia e chiedo quale sia esattamente il contenuto consentito per il bagaglio a mano volando verso gli Stati Uniti. L'operatore mi risponde categorico: "Può portare solo il passaporto, che verrà messo in una busta di plastica quando passerà il metal detector". Niente altro? "No". Neanche un libro? "Spiacente". E dovrei imbarcare computer e cellulare? "Assolutamente". Riappendo, perplesso. Ricordo che una sera chiamai tre volte il call center per un biglietto urgente e a ogni telefonata il prezzo variava.

Riprovo. Il secondo operatore mi consente il libro, ma non le apparecchiature elettroniche. "Può riempire un modulo e dichiarare che le ha messe nel bagaglio spedito", mi informa. Così se scompaiono sarò rimborsato? "No". Decido di lasciare a casa il computer e imbarcare il cellulare. Mi presento al check in con una rivista e il passaporto. Metto il trolley sul nastro. L'impiegato lo guarda e dice: "È piccolo, perché non se lo porta in cabina". Perché il call center... "Ma quelli stanno in Sicilia, che ne sanno?". Poco, immagino. Mi avvio all'imbarco con la mia valigia, che contiene però dentifricio e schiuma da barba, sulla lista nera dei prodotti pericolosi. Mi fermo in bagno e, a malincuore, getto tubetto e barattolo. Verifico che non ci siano altre "armi". Escluderei. Mi metto in fila con gli altri passeggeri. Secondo un addetto ai controlli ci dividiamo in due categorie: quelli che: "Non mi tocchi, le sembro forse un terrorista?" e quelli che: "Faccia pure quel che deve. A qualunque costo". Questa fila è del secondo tipo. Sul tavolo si allineano bottiglie d'acqua, flaconi di shampoo, perfino un pettine con il manico troppo affilato. Nessuno protesta.

La seconda lezione è che abbiamo accettato un diverso stile di vita. Ad un vertice militare Michael Sheuer, che guidò la sezione della Cia dedicata alla caccia a Bin Laden dal '95 al '99, presentò la finta relazione di uno stratega di Al Qaeda a Osama. Cominciava così: "Stiamo lentamente modificando le loro abitudini. La gente vive con la paura e guarda passivamente i propri bambini passare sotto i metal detector per entrare in un museo".

Accettiamo di liberarci di qualsiasi cosa, in cambio della presunta sicurezza. Buttando tutti i suoi cosmetici una donna americana commentò: "Sto perdendo la faccia". Senza timore apro la mia borsa. Un'addetta vi fruga con guanti di gomma. Sta quasi per farmi passare quando estrae una boccetta dal contenuto rosastro. L'etichetta è consumata e illeggibile. "Che cos'è?", domanda. "Un feticcio", dovrei rispondere. Invece ammetto: "È un copriocchiaie". Mi guarda perplessa. E me ne rendo conto. Quella boccetta ha più di vent'anni. Risale a un'epoca dimenticata in cui si volava perfino fumando (ora qualche compagnia sequestra anche gli accendini) e io mi addormentavo all'ora in cui adesso mi sveglio. Qualcuno me la donò dicendo: "Ne avrai bisogno", ma non l'ho mai più usata. Però l'ho sempre portata con me. Come un feticcio, appunto: il fantasma delle passate estati, l'illusione del mancato autunno, la possibilità che ci sia ancora, nelle stagioni a venire, una notte così lunga e generosa che poi al mattino uno cerca il copriocchiaie. Ma non lo trova, perché va a finire con le bottiglie di shampoo, confiscato. Poteva far saltare in aria l'aereo? Escludo, ma non obbietto. Proseguo e, dalla sala d'imbarco chiamo Michele a Heatrow per raccontarle del copriocchiaie. La trovo furiosa per via del formaggio. Le hanno sequestrato un formaggio. Alle erbe, precisa. Vincitore di un premio, recrimina. La confisca dell'ombretto l'ha accettata (ma che pericoli comporta un ombretto?), quella del formaggio no. Era anche sigillato.

Per gli addetti alla sicurezza non è stato sufficiente: "Nel formaggio si può infilare qualsiasi cosa", le hanno spiegato. Sottolineando gravemente: qualsiasi cosa. E così eccoci qui, in due aeroporti europei, senza copriocchiaie e senza formaggio, accanto ad altri passeggeri senz'acqua o senza faccia.

Ci sentiamo più sicuri? Dovremmo, ma non è così, perché abbiamo letto entrambi una definizione di John Mueller, docente all'università dell'Ohio. La definizione è: "Teatro della sicurezza". Significa che tutto quel metterci le mani addosso, ritirarci questo e quello non ci rende più sicuri, ma ce ne dà l'impressione: è una recita. "Se funziona - conclude lui - ne vale la pena". Purché non ci prendano in giro.

E la terza lezione è che qualche volta lo fanno. Mi siedo al mio posto assegnato, allaccio le cinture e mi metto a leggere. Il mio vicino è nervoso. Chiama la hostess e le chiede: "Quando servite il drink di benvenuto a bordo?". Lei sorride, un po' imbarazzata. Dice: "Non lo diamo più, signore...". Fa una pausa, prima che il suo imbarazzo aumenti e aggiunga: "... per motivi di sicurezza". Il mio vicino, stupito, non replica. La hostess si allontana. Se avete problemi economici, ammettetelo.

Dovete risparmiare, è comprensibile, e noi possiamo rinunciare allo spumantino. Ma se una gestione allegra vi ha portati sul baratro e ora tappate le fessure per arginare la falla non ricorrete all'alibi della sicurezza. Eppure è proprio questo che fanno le classi politiche al governo in molti Paesi: in nome della sicurezza riducono ai cittadini il piacere e la libertà, con l'alibi della sicurezza e lo spauracchio della paura nascondono la propria incapacità e si assicurano il consenso. John Mueller giustifica l'illusione, non la menzogna. E risulta difficile capire non solo il balletto dei codici di rischio, ma anche perché togliersi le scarpe al metal detector sia "consigliato" ma non obbligatorio e soprattutto perché all'aeroporto di Ginevra il duty free venda tuttora i coltellini svizzeri.
La nostra preziosissima sopravvivenza, in nome della quale conversazioni e scambi di e-mail vengono intercettati, si arresta davanti all'economia multiuso elvetica? L'aereo non parte, manca un passeggero, devono scaricare le sue valigie. L'operazione è ovviamente lunga e circospetta: l'uomo che non c'è ha un nome arabo. Due ore di ritardo, ma Michele farà più tardi di me.

Lezione numero quattro: abbiamo alzato nuovi muri.
Quando sbarco a Newark cerco dentro di me la sola arma concessa: la pazienza. Prevedo problemi e li incontro. L'agente che controlla i passaporti esordisce guardando il modulo che ho compilato, la mia faccia e poi domandando: "Così, porti gli occhiali scuri perché sei un reporter, eh?". Indico in silenzio le luci al neon. Vede che mi fermerò soltanto quattro giorni. "E che servizio fai in quattro giorni?". Il dubbio sarebbe legittimo se non mi chiedesse una lettera d'incarico del giornale, che non ho e non sono tenuto ad avere. Il vero problema, ovviamente, è nel mio passaporto, nei timbri di Egitto, Yemen, Giordania e nella foresta dei cedri bollati libanesi.

"Che cosa ci facevi là?". Sempre il reporter. Sembra arrendersi, poi trova un gancio a cui appigliarsi: "Manca l'indirizzo del tuo hotel". Conosco solo la via. Non basta. Prendo il cellulare per chiamare il servizio informazioni. Mi fa segno che è vietato telefonare. E quindi? Mi fa spostare di lato, situandomi nel limbo degli aspiranti ad entrare in America. Una poliziotta mi viene incontro, mi conduce a un'altra fila, mentre camminiamo suggerisce: "Aggiungi un numero a caso all'indirizzo". Lo faccio e sono nel Nuovomondo, oltre questa moderna ma sempre bizzarra versione di Ellis Island. L'aereo di Michele è arrivato, ma lei no. Il suo portatile è spento. Aspetto qualche minuto, riprovo, niente. Mi avvio ai taxi. Sono già a Manhattan quando mi chiama, diretta a Brooklyn. È stata trattenuta due ore e mezzo, benché americana. Sul suo passaporto c'era un timbro dell'Afghanistan, dove aveva appena finito di girare un documentario. "Sono una reporter", aveva anche lei spiegato. "Davvero?", le avevano chiesto. "Secondo lei perché, sennò, una donna americana andrebbe a Kabul?". L'ironia era stata controproducente. Era finita in uno stanzino zeppo di pakistani e peruviani terrorizzati. C'era rimasta finché le era venuta un'idea: "Googlatemi!". L'impiegato aveva dato il suo nome al motore di ricerca su Internet e aveva ricevuto un'immagine in cui lei siedeva, nientemeno, alla scrivania di conduzione di un notiziario della Cnn. In effetti, era una reporter. E poteva andare. Ora, come annota James Fallows in un brillante articolo sull'Atlantic Monthly dal titolo "Declaring Victory": "È probabile che con i nuovi sistemi impediamo l'accesso a uno come Mohammmed Atta, ma anche che lasciamo alla porta gente come Sergey Brin".

Brin, originario della Russia, è uno dei fondatori di Google. E qui il cerchio si chiude: noi siamo qui. Se potete, dal futuro, venite a salvarci.

giovedì 26 ottobre 2006

Amarezza

quasi mi spiace intitolare così un post che dovrebbe essere quello di una festa. la realtà è che sto vivendo una crisi mistico/cestistica. ieri sera c'è stato l'esordio in eurolega del napoli basket. qualcosa di impensabile solo qualche anno fa, quando si lottava in lega2. non ho vissuto i tempi più bui, ma un paio di anni di gavetta giocando contro borgomanero me li sono fatti anche io. palazzetto "sistemato" per adeguarsi alla capienza minima (5000 posti), esordio casalingo contro i campioni in carica del CSKA mosca. insomma, un sogno, tanto che qualsiasi risultato sarebbe andato bene. alla fine è andata più che bene, con un -10 finale e la consapevolezza di aver giocato bene fino alla fine contro una squadra tra le più forti al mondo. il problema è che inizio a non divertirmi più al palazzetto. in parte è colpa mia, mi lascio condizionare dai commenti del popolo bue che ormai si è fissato su certe cose (cittadini fa schifo: non importa quanto possa giocare bene, fare cose furbe, sbaglierà sempre). insomma, quando sento stronzate mi incazzo. vabbè. la cosa più assurda è successa quando un coglione ha lanciato una specie di fumogeno, o una fialetta puzzolente, che cazzo ne so cos'era. è caduto qualche metro in basso rispetto alla mia posizione, e per tutto il resto della partita siamo rimasti con questa puzza. un fumogeno dentro un palazzetto, tra l'altro piccolissimo. ma che coglioni.

mercoledì 25 ottobre 2006

Per ogni più c'è sempre un men

piccolo bilancio di quanto avvenuto in questa settimana statunitense.
partiamo dalle cose positive:
+ alla compagnia, bruno - il cameraman - si è dimostrato un bravo ragazzo. soprattutto, è uno che sa fare il suo mestiere e mi ha potuto fare anche da guida
+ al servizio. credo sia venuto bene, possiamo farci uscire un documentario da un'oretta e qualcosa. abbiamo anche intervistato mastella e non pensavamo fosse facile
+ a new york, come già scritto
+ a mattia. lo so che mi sta leggendo quindi sembra fatto apposta, ma - come avevo previsto anni fa - sto ragazzo farà le scarpe a tutti
+ alla cortesia degli americani, roba da far impallidire. ogni scusa è buona per attaccare bottone
+ al mio inglese. la sorpresa più grande del viaggio, sinceramente pensavo fosse moooolto arrugginito e invece si è dimostrato buono. più volte nella truppa ero l'unico a capire qualcosa di quello che dicevano.

cosa invece è andato storto
- all'agenzia di viaggi. che schifo mamma mia. a new york avevano prenotato ma non pagato la stanza, alla reception se non cacciavamo la carta di credito manco ci parlavano. a washington ci hanno spedito all'aeroporto internazionale (il volo era per new york) che sta a un'ora dall'albergo anzichè a quello nazionale (a 10 minuti). arriviamo giusto in tempo e scopro che il biglietto aereo era stato - ma va! - prenotato ma non pagato. caccio la carta di credito pensando intensamente al rimborso che presenterò e inizio a correre. sarò l'ultimo a salire al bordo
- al pazzo che ci ha accompagnato da new york a philadelphia. terribilmente somigliante al rupert sciamenna visto allo speciale cinema di mai dire domenica, entra in autostrada ma quando vede che la macchinetta non gli ha dato il biglietto va qualche metro avanti, accosta, scende e prova a tornare a prenderlo a piedi. niente. entra in macchina, FA INVERSIONE A U (in autostrada! fuori a un casello!), ENTRA NEL CASELLO CONTROMANO, fa segnale di calmarsi al camionista che stava entrando nel casello (grazie al cielo a una velocità sostenuta, sennò non ero qua a raccontarvelo), e REIMBOCCA LA STESSA CORSIA DOVE NON GLI ERA STATO DATO IL BIGLIETTO. incazzato come una iena, decide di abbassare la temperatura dell'aria condizionata per il resto del viaggio come punizione per esserci lamentati di quanto aveva fatto.

lunedì 23 ottobre 2006

I wanna be a part of it

non avrei mai pensato di essere preso così tanto da new york, invece è successo. non so, nella mia vita passo continuamente attraverso due fasi: ci sono momenti in cui vorrei vivere in un paesino, per stare tranquillo. e poi c'è la seconda fase, che ho sempre associato a londra ma che ora va a toccare anche new york. è il trovarsi nell'ombelico del mondo, dove persone provenienti da ogni dove si incrociano. il tassista del bangladesh che ha studiato scienze politiche, il portiere dell'albergo che ama suonare la tromba ma non può seguire il gruppo perchè deve guadagnare. al giornalista in erba che si guarda attorno a times square, spaesato ma allo stesso tempo affascinato, desideroso di essere parte di questa comunità. uno si aspetta new york come una città fredda, te la raccontano come una galleria del vento tra i grattacieli. e la gente corre anzichè camminare, e tu sei uno dei tanti, solo un numero. vai là e scopri una realtà diversa. la cortesia, per qualsiasi stupidaggine. e ogni persona ha una sua storia che, per quanto può essere soffocata dai grattacieli (che tra parentesi sono bellissimi in quanto spesso diversi tra loro), tende sempre ad arrampicarsi fino alla cima e a diffondersi dall'alto di un cornicione.

lunedì 9 ottobre 2006

State tranquilli, tutto bene


può capitare che qualche telegiornale abbia parlato di una fantomatica emergenza rifiuti a napoli è provincia. volevo rassicurare i lettori di questo blog, non c'è nessuna emergenza. i rifiuti (nella foto, a pianura) sono tranquillamente accatastati ai margini delle strade, spesso al sole. a via nicolardi, via san giacomo dei capri la circolazione procede tranquillamente, se siete bravi nello slalom. a scampia un bambino è stato morso da un topo, ma capita.
il problema è che qua non si tratta di emergenza, è stupido parlare di emergenza. sono anni che - ogni sei mesi circa - siamo in emergenza. è che emergenza è? è normalità! normalità di 14 anni di commissariamento sulla spazzatura, con bassolino che abbandona l'incarico prima delle amministrative, il sostituto (catenacci) che si dimette 3/4 volte e accumula avvisi di garanzia. discariche stracolme, gli inceneritori non si costruiscono perchè inquinano (vallo a dire ai viennesi che ne hanno uno nel centrocittà) e la gente si ribella, guidata dalla solita lunga mano.
tranquilli, tutto bene, ormai i napoletani non devono neanche scendere a buttare la spazzatura perchè in alcuni casi i cumuli arrivano fino al primo piano.

martedì 3 ottobre 2006

22

appunto mentale: dormire un po' nel giorno del proprio compleanno è impossibile. specie se hai un fratello che nello stesso giorno inizia la sua avventura universitaria. così mi ritrovo vegetante, pronto ad affrontare una giornata che passi il prima possibile. non perchè non mi piaccia festeggiare, anzi mi fa piacere quando la gente mi fa gli auguri, mi dà una bella sensazione, specie quando lo fanno amici lontani. è che ho sonno, voglio andare a giocare a basket - stasera - e poi a dormire

lunedì 2 ottobre 2006

Supercoppa? No, supercena

ieri c'era la finale di supercoppa tra napoli e la benetton treviso. si giocava nel veneto, la partita era trasmessa da sky, quindi è sembrata un'occasione d'oro per riunire un po' di amici baskettofili e farsi una magnata di quelle di gran classe. la magnata c'è stata, di livello altissimo come al solito.
per quanto riguarda la partita, ero curioso perchè era la prima volta che vedevo la nuova squadra. al di là del risultato, non posso essere soddisfatto. il nuovo play, brown, non la mette neanche da mezzo metro, ma a quanto mi dicevano nelle altre partite aveva giocato bene quindi attendiamo fiduciosi. trepagnier è come me lo ricordavo, snervante e spesso abulico. come già l'anno scorso ripongo gran fiducia nella panchina: spinelli ci ha riportato in partita da solo, rocca è sempre un mastino, e flamini mi sembra un tipo tosto. c'è da far quadrare il cerchio, ma è ancora presto per dare giudizi.

venerdì 15 settembre 2006

Vicini di casa

vivere in un condominio ti priva probabilmente della possibilità di stringere rapporti con i vicini di casa. se nel palazzo dove ho vissuto da bambino avevo la mia amichetta al terzo piano (io ero al piano terra), trasferendomi le cose sono cambiate. esaminando la situazione, non è detto che sia un male. possiamo parlare del canetopo del piano terra, di quelli che più son piccoli più casino fanno. sotto di noi c'era un tizio che dipingeva i gusci di cozze. sopra, una pazza isterica che si lamenta di quando mio fratello suona. al nostro piano, invece, i nostri confinanti sono una famiglia con figli pestiferi e madre nevrastenica dalle notevoli corde vocali. non saprei dire chi sia l'effetto e chi la causa.

giovedì 14 settembre 2006

Libertà obbligatoria

un caro amico mi diceva a proposito della sua ragazza: "io cerco una come me, uno spirito libero". gli volevo rispondere che spesso chi dice di essere uno spirito libero non è altro che qualcuno imprigionato dal suo voler essere spirito libero, ma ho lasciato stare.

mercoledì 13 settembre 2006

Cat Power - The Greatest


sono in enorme ritardo ma vabbè. dunque, leggevo un po' in giro che questo non è considerato il miglior disco di cat power, all'anagrafe chan marshall. non saprei, purtroppo non ho questa grande conoscenza del passato di chan, a parte qualche pezzo sparso (prevalentemente di you are free, dove c'è anche eddie vedder). comunque, ho preso possesso (il come non vi interessa!) di questo disco poco prima di partire per l'olanda. cercavo qualcosa di nuovo da sentire in treno e allora l'ho caricato sull'ipod. napoli-milano in treno non è che sia uno spasso, specie se si rompe uno scambio poco prima della stazione di bologna. e allora sentiamo questo disco: si alternano ballatone al pianoforte a canzoni che indiscutibilmente ti mettono di buonumore (ehi, è il secondo disco di fila in cui parlo di buonumore! allora ho passato il periodo cupo e depressivo post-adolescenziale!), il terzetto living proof - empty shell - willie mi sembra il momento migliore del disco. insomma, niente di trascendentale, ma un buon ascolto. e scrivere questo post mi ha ricordato che devo sentire you are free.

lunedì 11 settembre 2006

12 settembre

deve essere triste essere il 12 settembre. hai un fratello di poco più grande che viene citato in continuazione e che vanta almeno due episodi che lo iscrivono di diritto nella storia. lo scopo di questo blog è quindi quello di portare nelle vostre case anche tutto quello che, nel corso dei secoli, il 12 settembre ha saputo offrire.

490ac - atene sconfigge la persia nella battaglia di maratona. visto che anche il 12 settembre ha qualcosa da offrirci?
1609 - henry hudson scopre quello che sarà il fiume hudson
1683 - guerra austro-ottomana: battaglia di vienna. le forze europee sconfiggono l'impero ottomano. non male
1938 - adolf hitler rivendica l'autonomia dei sudeti. mica cazzi!
1943 - benito mussolini viene liberato dalla prigionia da un commando tedesco
1953 - nikita kruscev è eletto segretario del partito comunista dell'unione sovietica
1959 - prima visione di bonanza
1977 - steve biko, attivista sudafricano antiapartheid, viene ucciso

quindi, rivalutate il 12 settembre.

sabato 9 settembre 2006

Friends don't let friends

internet è uno strumento potentissimo. va usato con cautela, e in tal caso ti può dare soddisfazioni immense. puoi trovare persone con interessi comuni e vedere nascere grandi amicizie, e magari anche altro. mi soffermo un attimo sul primo punto. la rete mi ha portato a conoscere e apprezzare molte persone, e non lo dico certo perchè buona parte di queste legge questo blog. ok, comunque... a loro va il mio più grande ringraziamento per la loro compagnia, per quello che sono in grado di darmi. ma questo post vuole essere soprattutto un saluto e un in bocca al lupo a uno di loro, che domani parte per un'avventura di una decina di mesi. si rifarà vivo presto. deve farlo, perchè sennò lo picchio. ne abbiamo passate tante assieme, anche se a 800km di distanza. dalla passione per il basket, a innamoramenti andati bene o male, a cazzate varie, a una calda notte in tenda a ferrara, a consigli musicali. sapere che per un po' quando accenderò il pc la sera tardi non ti troverò mi mette tristezza. good luck - l'inglese mai quanto in questo momento è appropriato - marcello.

venerdì 8 settembre 2006

Gomez - How We Operate


qualche anno fa (due?) il buon marcello mi passò un disco con una copertina molto carina, un carrello che giaceva sull'asfalto. lo ascoltai e mi trovai di fronte a dell'ottimo rock inglese. si trattava dei gomez, e quel pazzo di cello mi disse solo dopo che mi aveva iniziato a loro con una raccolta di b-side. ora, ci troviamo di fronte ad una nuova opera di quello che reputo un buon gruppo, al quale è però sempre mancato qualcosina per innalzarsi. e la prima metà di questo how we operate potrebbe far pensare al salto di qualità definitiva. tra le prime sei canzoni non ne trovo una brutta. il trucco è che nella seconda parte la qualità del disco purtroppo cala in maniera considerevole, anche se contiene la bellissima charley patton songs e le divertenti woman! man! e cry on demand. e allora torniamo al discorso di qualche riga fa: buon disco ma non un capolavoro, manca sempre quel qualcosa - quella continuità. ma è l'ideale per passare un po' di tempo in maniera spensierata in queste ultime giornate d'estate.

Leida e Delft

accorpo gli ultimi due giorni, visto che ormai il blog è monopolizzato e mi sono anche un po' sfracassato i maroni. giusto per dire che leida, città nativa di rembrandt, la collocherei al secondo posto in un'ipotetica classifica delle città olandesi. per la sua eleganza, per la cultura che emana. ce la siamo girata praticamente tutta a causa di un paio di errori di navigazione, ma alla fine è stato meglio così. in queste due città ho speso una fortuna in dischi, ma visti i prezzi ridicoli non potevo non approfittarne.

giovedì 7 settembre 2006

Amsterdam

come i lettori più assidui sanno, tutte le persone a cui dicevo che andavo in olanda mi rispondevano con un "ah, amsterdam!" provocando in me una reazione incazzata a causa del fatto che se io ti dico che vado in olanda voglio dire che vado in olanda. se volessi dirti che vado ad amsterdam ti dico che vado ad amsterdam. vabbè, insomma, l'olanda non è solo amsterdam quindi gli saltavo al collo come un vampiro (i miei canini aiutano). dunque, appurato che anche sta benedetta città, come d'altronde den haag, migliora nettamente se vista di notte, ha un'atmosfera più "rilassata", dividiamola in due parti.
1) il centro. piazza dam e dintorni, per essere più precisi. madonna mia che casino. brutto, caotico, pieno di turisti (spagnoli per la maggiore) e di negozietti che cercano di spillar loro soldi con souvenir di pessima qualità. croce nera, spostiamoci da qua sennò urlo.
2) la zona della cintura dei canali. ah, ora sì. bellissima, quieta, pacifica. i quartieri un po' più periferici sono quelli adatti a me, pieni di scorci da fotografare. soprattutto il quartiere di jordaan, abitato - a quanto pare - da molte modelle. abbiamo visto una che credo lo fosse, altrimenti ci andava molto vicina.

piccola parentesi sulla gioventù olandese che mi sembra tenda a sfornare tutte piccole avril lavigne. vabbè. peccato perchè le olandesi son molto carine.

domenica 3 settembre 2006

Utrecht

per me vince il premio "città più carina tra quelle che ho visitato". divisa in due da un canale (mavvah!), l'oude gracht, che percorre tutta la città. il consiglio è quello di costeggiarlo TUTTO, fino alla fine delle mura, perchè allontanandosi dal centro diventa incantevole.
la città è dominata dalla dom toren, la torre della cattedrale, sulla quale è possibile salire. alta 112 metri, in cima arrivi dopo 465 scalini. i pazzi hanno deciso di salire, anche se la mia salita è stata inutile perchè arrivato in cima non ho visto un cazzo a causa della mia enorme fobia verso tutto ciò che è alto e che affaccia su metri di vuoto.
infine, utrecht si segnale come la città dai musei più particolari (inutili?), come quello della drogheria o addirittura quello delle fognature.

venerdì 1 settembre 2006

Che, mi frigge anche il tovagliolo?

avevo detto che avrei parlato di cucina e così sarà. dunque, la cucina olandese risente moltissimo dell'influenza di colonie come l'indonesia e il suriname, ma - ahinoi - prende anche il peggio della cucina americana (molti pellegrini partirono proprio dall'olanda). e così ti ritrovi piatti di carne rovinati dall'abuso della salsa agrodolce. così come non ci sia piatto dove non ti spunta uno di quei maledetti cetrioli, dannati chi li ha inventati. a parte questo, sono rimasto piacevolmente stupito dalla cucina olandese. niente di particolarmente ricercato, prevalentemente carne, un po' di pesce, ma tutto buono. oddio, tutto particolarmente fritto, tanto che potrei dire che il piatto nazionale è la frittura. a partire dalle bitterballen, ste palline (fritte, ovviamente) di non si sa bene cosa. per strada abbondano i chioschetti di frittura (patate su tutti) e ci sono anche i distributori automatici con gli omini dietro che ti friggono al volo le crocchette!
poi ci sono i pannenkoeken, cioè i pancake. praticamente le crepes - rustiche o salate. quelle rustiche possono tranquillamente sostituire la nostra pizza. la variante migliore però sono le cosiddette poffertjes, dischetti preparati con lo stesso impasto delle crepes, ricoperti di zucchero a velo. te lo portano con del burro a parte, io lo mettevo sotto a sciogliere, visto che sono calde. e poi sopra sciroppo d'acero a volontà. una bomba, ma me ne sono innamorato, tanto che vorrei ordinare lo stampo via internet.
la birra è ottima, la heieneken ha un profumo più intenso, la amstel secondo me le è superiore, ma alla fine vince il premio la "la trappe", l'unica birra trappista prodotta in olanda, provata nella versione quadruplo malto (!). la vicinanza con il belgio ovviamente permette di bere birre belghe a volontà.

ora, prendendo spunto dal discorso culinario, e dall'abbondanza di ristoranti etnici, è d'obbligo un passaggio sull'integrazione degli stranieri. sono tanti, e moltissimi hanno un'attività, gran parte dei quali culinaria. pensavo che in italia sarebbe difficile vedere qualcosa di simile perchè la cucina italiana è molto più varia di quella olandese, ed è difficile che per cambiare un po' uno vada a un ristorante etnico.

Bye Bye U.S.A.

quale simbolo migliore per descrivere la nazionale USA di un lebron james che, sotto di 6 a 20 secondi dalla fine, se ne va a schiacciare invece di trovare un buon tiro? i greci fanno passare, ringraziano, si prendono il fallo e con i due liberi si riportano a +6, solo che il cronometro è andato avanti.

possiamo dire che oggi, in questa bellissima partita, è stato il basket a vincere. il basket, sport di squadra. contro una selezione di saltatori e penetratori (con qualche eccezione, ho tremato quando anthony è entrato in ritmo). gli USA non capiscono, continuano a non capire. o a non voler capire. alla fine tra NBA e FIBA non è che ci siano tante differenze di regole, la più marcata - i passi di partenza - gliela fischiano davvero poco. è il modo di giocare che è diverso, e basta una buona zona per vederli faticare da matti. loro, i fenomeni, che saltano con il petto all'altezza del ferro ma non sanno far circolare la palla. che dominano a rimbalzo, che stoppano, ma che vanno sotto appena uno accenna uno schema, e così spanoulis entra che è un piacere. e persino dikoudis può fare il fenomeno. non ha vinto la grecia, ha vinto il basket


* post da leggere con la mano sul petto osservando fieri il vessillo greco sventolare

giovedì 31 agosto 2006

I Globetrotters trottano ad Haarlem

ovviamente c'è una A di troppo, e il piccolo centro a nord di amsterdam non è particolarmente simile al ghetto nero. tutt'altro, sembra una città ferma al Seicento.
la scelta cade su di lei perchè è un centro piccino picciò, e dopo le scarpinate del giorno prima dobbiamo già dosare un po' le energie :D
la città ruota attorno alla piazza principale, il grote markt. gli interessanti possono dedicarsi a una vera e propria caccia al tesoro in cerca degli hofjes, cortili nascosti che meglio non si può.
abbiamo anche il tempo di provare una devastante torta delle mele, sommersa - massì - di panna.
ciò che più impressiona però è il controllo che gli olandesi sono riusciti ad esercitare sull'acqua, che passa dove vogliono loro e quando vogliono loro. davvero incredibile.
in serata divento anche l'eroe di un pub vicino all'albergo per essermi spazzolato un piatto di costolette di maiale da 400g. arriva la cameriera e con fare stupito dice "l'hai finito tutto?" bah... se ci mettevate meno salsa agrodolce magari la finivo anche prima... ma di cucina ne parliamo domani.

mercoledì 30 agosto 2006

Cemento, cemento, cemento!

partiamo dalla colazione: è alla irlandese, uova fritte con prosciutto, formaggio a volontà. scopriremo più avanti che l'olanda è il paese del fritto. il palato ringrazia, il fegato un po' meno ma segni di cedimento non ce ne saranno.
la guida consiglia di fare un salto a rotterdam, definendola addirittura la vera anima dell'olanda, più di amsterdam. ellapeppa, non possiamo mancare. la realtà è che sembra una città progettata da schizofrenici con una profonda avversione per gli alberi. la chiamano la "manhattan sulla mosa", ma qualche albero a new york ci sarà. insomma, il centro è pieno di grattacieli (la distruzione di gran parte della città durante la seconda guerra mondiale ha lasciato il segno) e ci tocca camminare al sole a lungo. un esempio della schizofrenia degli architetti olandesi? le case cubiche.
decidiamo di andare verso la parte antica, il quartiere di delfshaven, che anticamente era il porto della città di delft. non attraversiamo zone memorabili, tanto per usare un eufemismo. direi che siamo nella periferia più profonda. noto che non ci sia balcone senza antenna parabolica e mi sovvengono tre pensieri: a) nelle periferie olandesi si possono permettere la tv satellitare? b) se non se la possono permettere, la tv viene prima di altro? c) ma un antenna condominiale pareva brutto?
finalmente il panorama migliora e arriviamo al mulino di delfshaven, situato su un naviglio che - questo sì - ci appaga dopo la scarpinata.
a pranzo avviene qualcosa che ci perseguiterà per gran parte del viaggio: ci scambiano per turisti spagnoli. per compiacerci, mettono come sottofondo (neanche tanto in sottofondo) i gipsy king. un incubo.
la sera, tornati a den haag, decidiamo di provare la cucina indonesiana. come già detto, bene ma non benissimo, dannata salsa agrodolce. spinti dal masochismo, dopo la discreta scarpinata giornaliera, decidiamo di farci una passeggiata verso scheveningen. ovviamente allunghiamo più del dovuto e ci mettiamo un paio d'ore ad arrivare. sarebbero dovuti essere 3km. scheveningen... che dire... celebre per essere impronunciabile, tanto che gli olandesi nella seconda guerra mondiale la usavano come parola d'ordine, si riduce a una spiaggia lunghissima sulla quale affacciano baretti e soprattutto il maestoso hotel steigenberger.
insomma, in questa seconda giornata capisco che gli olandesi, per quanto le strade possano essere pulite, all'impatto ambientale non è che ci tengano molto.

martedì 29 agosto 2006

Den Haag

l'aia, o den haag che dir si voglia, è una città particolare. sede del governo, abbonda per questo motivo di consolati, tanto che vi è una strada totalmente dedicata a parte di questi, che sfocia a pochi metri dal vredespaleis - il palazzo della pace -, sede della corte internazionale di giustizia delle nazioni unite. l'internazionalità (chiamiamola così) si riflette anche nel vivace panorama gastronomico, con ristoranti che propongono ricette da ogni dove. il secondo giorno abbiamo provato la cucina indonesiana (ex colonia). bene ma non benissimo, magari ci torniamo su più avanti.
punta di diamante della città è sicuramente l'antico parlamento, il binnenhof.
il centro è chiuso al traffico e l'illuminazione notturna si intona perfettamente ai palazzi più antichi, creando un'atmosfera intima e soffusa. c'è da dire che l'architettura è particolare: al centro si alternano quartieri più moderni, come il nuovo municipio (quello grigio con la punta), affiancato da due costruzioni soprannominati dagli olandesi "le tette e il pene"

lunedì 28 agosto 2006

Parentesi cestistica

scrivo a giochi - per l'italia - già conclusi, con l'1/9 ai liberi negli ultimi due minuti e mezzo che ci sono costati l'eliminazione negli ottavi da parte della lituania meno forte degli ultimi venti anni. un'italia strana, nel senso che non sapevi cosa aspettarti quest'anno. alla fine il risultato è sufficiente, ma i rimpianti sono tanti. un girone di qualificazione andato davvero bene, nonostante qualche prestazione magari non esaltante, e con la consapevolezza di aver sfiorato il colpaccio contro gli stati uniti. e poi con la lituania è andata come abbiamo visto, gli errori di belinelli (gioventù, inesperienza, ma comunque nel finale era stato l'unico a prendersi responsabilità) e di basile (vecchiaia? :D ) ci son costati caro, in una partita che anche i verdi hanno cercato di buttare, anche loro dalla lunetta, con uno 0/4 nell'ultimo minuto.

Primo impatto

l'accoglienza non è che sia proprio delle migliori. il kebabbaro alla stazione di eindhoven ci saluta con un "al pacino, robert de niro, italia, mafia". per fortuna resterà l'unico episodio del genere. lo lasciamo con lo stomaco pieno (noi) e con le idee confuse (lui). risparmio tutta la solfa sul viaggio (orio al serio-eindhoven in aereo, da lì in treno fino a den haag) e andiamo avanti. la prima cosa che mi colpisce, sceso dal tram che ci ha portato nei pressi dell'albergo, è quanto siano strette le case olandesi. anticamente, venivano tassate in base alla larghezza, ed ecco l'escamotage. può così capitare che in 100m ci siano 50 numeri civici.
l'albergo non è proprio al centro di den haag, ma si trova comunque in una zona animata, in una strada, frederik hendriklaan, piena di negozi, non molto distante da scheveningen, che poi si rivelerà la rimini d'olanda (ma questa è un'altra storia). lo staten hotel è gestito da paat & mary, e rinnova la tradizione della strettezza delle case: per inerpicarci verso la nostra camera dobbiamo salire due rampe di scale strettissime. la camera è graziosa, c'è anche uno scrittoio.

domenica 23 luglio 2006

Non menare il can per...

finalmente siamo riusciti a prenotare, e così quest'estate andrò otto giorni in olanda. il biglietto aereo l'avevo preso già tardi, una settimana fa, ma trovare da dormire è stato abbastanza difficile, visto che ci siamo mossi con la rapidità di un laurent blanc a fine carriera. alla fine abbiamo trovato un alberguccio che sembra carino a l'aja, che tra l'altro è abbastanza vicina a tutte le città dove avremmo intenzione di andare (la scrematura finale deve ancora essere fatta). a tal proposito, mi sembra assurdo che tutti quelli che mi chiedono "dove vai quest'estate?" - alla mia risposta "in olanda" - rispondano a loro volta "ah, a amsterdam". come se fosse l'unica cosa da vedere.

venerdì 21 luglio 2006

The Black Keys - Rubber Factory


mi ricordano un po' i gomez, saranno le chitarre o la voce del cantante, molto simili. chitarra e voce più batteria, due ragazzi nati a akron, nell'ohio (dove è nato lebron james, per i ferrati di basket). 13 pezzi rock che ti prendono, con "the lenghts" che spicca con quella slide guitar che ti spedisce direttamente nell'america delle praterie.

sabato 15 luglio 2006

Stanco

ieri sera ho provato, per la prima volta da molto tempo, questa sensazione. pensieri negativi affollavano la mia mente. ripensavo al mio iter lavorativo: non giudico male questi primi sei mesi del 2006, tutt'altro, mi sono tolto molte soddisfazioni. ma sembra che mi abbiano consumato. così come non riesco a togliermi di dosso la strana sensazione di essere cresciuto troppo in fretta, che tutto si sia svolto troppo velocemente. più che di un lavoro, credo di aver bisogno di una vacanza.

martedì 11 luglio 2006

Germania/19 - Uord Cempion

non so che ora sia. non lo voglio neanche sapere. so solo che mi ritrovo a tremare, divorato dall'ansia, dall'attesa. un mese fa non ci avrei mai giurato. attorno a me, silenzio e facce tese. i 120 minuti di italia-francia sono passati, 1-1. tutti sono in piedi, io non ci riesco, mi siedo e mi tengo la faccia tra le mani, mi ricordo del 1994, del 1998. non ricordo cosa sia successo al rigore di grosso, credo di aver urlato, sballottato da gente in lacrime, persone conosciute e non, credo di aver gridato non so cosa. come della serata di dortmund, con una bella botta al malleolo, conservo come ricordo un taglio sullo stinco frutto di un impatto contro un seggiolino. roba da non crederci, italia campione del mondo, degna chiusura di quest'avventura iniziata l'8 giugno. cose da raccontare ai figli, ai nipotini. non credo di essere in grado di raccontare quanto provato.

sabato 8 luglio 2006

Germania/18 - La 17 la saltiamo per scaramanzia

treno per berlino prenotato domani mattina. le pubblicazioni si fermano momentaneamente, sarò in giro per 3/4 giorni e riprenderò a scrivere una volta tornato a napoli. c'è ancora tanto da dire, credo. vado a prendermi la coppa.

mercoledì 5 luglio 2006

Germania/16 - Bisogna saper perdere

good game. il tedesco che ha guardato la partita affianco a me per 90 minuti, che ha tifato e imprecato per la germania come io per l'italia, mi tira per la maglietta mentre sto esultando come un ossesso per il secondo gol. mi stringe la mano, mi abbraccia, mi fa i complimenti. altri tre, in lacrime, con i quali avevamo anche scherzato durante la partita, fanno altrettanto. uscendo dallo stadio e andando verso la macchina un altro tedesco, mai visto prima d'ora, mi fa l'in bocca al lupo per la finale. tutti episodi che fanno dimenticare le polemiche dei giorni passati, i fischi sull'inno. wir fahren nach berlin, andiamo a berlino.

lunedì 3 luglio 2006

Germania/15 - Qualche cambiamento

ci siamo spostati di albergo, quello vecchio era troppo lontano e ci mettevamo due ore ad arrivare (vabbè, ci mettevamo il nostro...). il nuovo è nel palazzo del canottaggio, le stanze sono più piccole e il bagno è nettamente inferiore. ce lo aspettavamo, ma in compenso è a soli 10 minuti di cammino dallo stadio dove lavoriamo. inoltre, proprio di fronte c'è una specie di complesso sportivo totalmente gratis, con tanto di piscina. spero di poterci andare presto, anche perchè qua la temperatura continua a salire. avrei preferito scoprire prima questo posto perchè un po' di attività fisica non mi sarebbe dispiaciuta, anche se sono sicuro che alla fine non l'avrei fatta.

sabato 1 luglio 2006

Germania/14 - Napoletano? Ahiahiahiahi

sinceramente non mi aspettavo che il fenomeno raggiungesse queste proporzioni, ma devo dire che è preoccupante. in ufficio siamo io e dario, prima c'era anche stefano. insomma, tre napoletani in una giostra di romani e milanesi e italiani trapiantati in germania. ora, una volta ci puoi ridere sopra, due fai finta di niente, alla terza inizi a farti delle domande, alla quarta ti dai le risposte e ti incazzi. non nego che la pessima fama dei miei concittadini sia immeritata, per carità. ma sinceramente stiamo assistendo a un disprezzo verso i napoletani che pensavo esistesse, ma non in questa maniera così forte. e magari sono gli stessi che parlano di italia, di patria. in certi casi si rasenta addirittura il ridicolo. il bello è che lo fanno in tua presenza, davanti a te. e così senti uno che, mentre discuti del fatto che a salvatore bagni hanno profanato la tomba del figlio, venuto a sapere che era in quel di napoli ti dice "tipico". incassandosi la mia risposta composta (stavo giocando a zuma, il mondo può anche crollare nel frattempo) "essì, da noi succede ogni sera. che fai stasera? vado a profanare una tomba. che palle, sempre la stessa cosa...". oppure che ci si accusa di aver fatto perdere all'italia la semifinale del '90 con l'argentina (se vabbè, e zenga che va a farfalle, e donadoni e serena che sbagliano il rigore...). e così via, di esempi ne potrei fare mille, di cose che ci sono state dette IN FACCIA in questi giorni da semigiornalisti, partner arroganti... sono molto critico nei confronti della mia città e dei miei concittadini, ma qua mi cadono le palle...

Germania/13 - Lu, lu, lu, Lucas Podolski

tornare ad amburgo a ammirare l'eleganza dei palazzi che si specchiano sull'elba fa sempre piacere. vedere poi alle undici di sera l'orizzonte ancora chiaro ti cattura, specie se vieni da una vittoria per 3-0 che ti porta in semifinale. è stato divertente vedere assieme ai tedeschi il quarto contro l'argentina e i rigori. passare il turno è importante perchè finalmente potrò vedere un'altra città, dortmund. siamo tra le prime quattro al mondo e ce la vedremo contro i padroni di casa.

giovedì 29 giugno 2006

The wizard of... Toronto

"and with the first pick, the toronto raptors select... andrea bargnani". vecchia volpe di un gherardini (ex gm della benetton, ora di toronto), sei riuscito nella storica impresa di far scegliere un europeo, anzi un ITALIANO, al primo posto nel draft nba. finora solo un non americano era stato scelto così in alto, il cinese yao ming. e ora tocca al mago, a andrea bargnani, ala della - guarda il caso - benetton treviso. no, niente raccomandazioni, perchè il ragazzo il talento ce l'ha. mano fatate, arresto e tiro da guardia, non da un ragazzo di 2.10m, senso della stoppata. un po' deboluccio fisicamente ma un'estate di training camp nba e vedi come si risolve il problema. in bocca al lupo mago, sperando che tu non venga stritolato dai media americani che si attendono sempre molto da una primissima scelta. sei ancora tanto giovane ma hai talento. loro di pazienza, pochina.

venerdì 23 giugno 2006

Germania/11 - Amburgo

l'elba si infila nella città tagliandola in tanti canali. ci sono più ponti nel "porto del mondo" che a londra, amsterdam e venezia messi insieme. e il quadro è da mozzare il fiato, piccole stradine che esplodono nella rathausplatz, palazzi antichi e modernissimi grattacieli che si conciliano alla perfezione. lo stadio invece è leggermente a ovest della città, e nonostante sia stato ristrutturato da poco non è al livello degli altri. nel 2000, quando è stato ricostruito sulle ceneri del volksparkstadion, ha cambiato il nome in aol arena, ma per i mondiali ha preso - bleah - il nome di fifa world stadium. molti cechi, e si fanno sentire, molti italiani, ma come sempre meno presenti col tifo.

lippi parte con camoranesi al posto di toni, l'italia gioca a lungo malissimo (totti inesistente, gilardino innocuo) poi il destino si intromette nella sceneggiatura della partita: cannavaro sbaglia l'unico disimpegno di una partita perfetta e nesta nel rimediare si fa male. entra materazzi che segna l'1-0. nella ripresa inzaghi fisserà il 2-0 in contropiede. io nel frattempo mi preoccupo pensando a quanto sia grave il fatto che stia diventando un sostenitore di superpippo, poi passo ad elogiare un miracoloso buffon per la sua forza mentale: se non si è lasciato andare dopo aver avuto quell'infortunio ed essere stato sotto le cure della seredova (che ieri indossava delle mutande al posto dei pantaloni, tanto erano corti, madonna mia...) non si lascia andare più. due a zero, si evita il brasile, ora tocca all'australia di hiddink (sì, la corea...). purtroppo, però, si torna a kaiserslautern.

mercoledì 21 giugno 2006

Germania/10 - Vola uccellinen!

sono preoccupato per le sorti del mio popolo. uliveto e rocchetta hanno mandato qui quattro scatole enormi piene di uccellini di del piero. "premi il pancino e cinguetterà", incita la confezione. ora, non so chi ha avuto la geniale idea di aprire una di queste scatole. non l'avesse mai fatto: è iniziata ad arrivare gente che chiedeva uccellini da regalare. ma anche sponsor, come la provincia di lecce! "sa, ho due nipotini...", "sa, ho dei vicini, sanno che sono al mondiale...". io e livia (la capa) ci guardavamo allibiti e ridevamo, mentre il califfo minacciava di gettarli tutti. che bei momenti.

Germania/9 - La Germania, finalmente!

scrivo con un velo di tristezza visto che dallas ha perso stanotte il titolo nba contro miami (dirk, danke). ieri mi è venuta una sorta di italianofobia: tornato a casa per la doccia, al solo pensiero di tornare ancora una volta a casa azzurri a fare le solite cose che si fanno di sera, ho preso dario, gli ho detto "stasera resto qua, semmai ci vediamo dopo". sono uscito dall'albergo e ho iniziato a camminare. avevo visto, vicino alla fermata del bus, un segnale che indicava un ristorante. mai fidarsi delle indicazioni tedesche, l'ho imparato ormai da una settimana, ma ho preferito continuare a camminare. dopo un paio di chilometri, ecco finalmente un'altra insegna, che mi invita a infilarmi in una traversina e continuare per altri quattrocento metri. bestemmio in tutte le lingue da me conosciute (una), ma vedo che il paesaggio attorno a me sta cambiando, e mi ritrovo in una meravigliosa stradina di campagna che taglia in due un bosco. mi si stampa un sorriso ebete sulla faccia, allora anche duisburg qualcosa di positivo ce l'ha, e finalmente trovo il ristorante. ordino del maiale buonissimo, mi sparo un paio di birre nonostante facessero schifo (lo sapevate? duisburg ha una fabbrica di una birra, la konig-pilsener, che non fa cagare, di più. ovviamente noi siamo finiti nell'unica città tedesca dove la birra fa schifo) e torno in albergo. per le 22.30 arrivano dario e stefano, e lancio la proposta dusseldorf, a 15 km da duisburg. riusciamo ad arrivare in centro nonostante le celeberrime indicazioni tedesche e troviamo anche il lungofiume. bellissimo, ci sono tanti locali all'aperto e l'effetto è molto suggestivo. un boccalone di warsteiner di quelli belli pesanti da un litro, un paio di wurstel. finalmente mi sento in germania.

lunedì 19 giugno 2006

Germania/8 - Mobbing

io voglio pure capire il concerto di enrico ruggeri, ma cremonini, i pooh e paola & chiara proprio no... (la bionda è un discreto cesso, sembra morta). le mie orecchie sono in sciopero. il guaio è che non ci tocca sorbirci solo i concerti, ma anche le prove. e sti tizi iniziano a provare attorno alle 15, mentre uno sta lavorando e sta pensando a che cazzo scrivere ti senti ste due zoccole che stuprano time after time, gli venisse un attacco di emorroidi, scusate i francesismi.

domenica 18 giugno 2006

Germania/7 - The chicken sings no more

è il coro che cantavamo agli statunitensi seduto davanti a noi dopo l'1-0 degli italia sugli USA. è durato poco, visto che poi zaccardo si è inventato centravanti nella porta sbagliata. una partita brutta, giocata malissimo dall'italia. personalmente salvo solo pirlo, che ha dato via un paio di palle davvero fantastiche. kaiserslautern non è una brutta città: 100.000 abitanti (lo stadio è di 45.000 spettatori...), vicino a una foresta, con un centro piccolo invaso dai tanti yankee provenienti dalla vicina base nato. continuo a credere che la cosa migliore del mondiale non siano tanto le partite, quanto quello che c'è attorno, dai tifosi ai viaggi in macchina per spostarsi. ormai stiamo capendo anche come funzionano le autostrade tedesche, e vi assicuro che non è proprio cosa semplice.

giovedì 15 giugno 2006

Germania/6 - Ufficien

fateci caso. in ogni ufficio c'è almeno un collega che passa le ore a lamentarsi e con un tono di voce che oltrepassa il malinconico. se non vi è mai capitato, questa persona siete voi.

mercoledì 14 giugno 2006

Germania/5 - Considerazionen

credo di essermi fatto un'idea delle motivazioni dell'esistenza di casa azzurri: va bene, c'è la promozione dell'italia, del suo territorio e dei suoi prodotti all'estero, ma secondo me tutto si riconduce alla pessima abitudine di molti italiani di voler stare, quando sono all'estero, in compagnia prevalentemente di altri conterranei. e così ci vien detto che questa è la nostra casa e che la sera dobbiamo stare qua a divertirci. ovviamente il più delle volte ce ne sbattiamo allegramente, questa cosa contrasta con la mia idea di viaggi e di esperienze all'estero. è anche per questo che sto cercando disperatamente un paio di biglietti per svezia-inghilterra che si giocherà a colonia: la città sembra sia molto bella, la partita è interessante e potremmo così staccare un po' da duisburg e dagli italiani. nel frattempo tendo a fare conversazione con qualunque straniero mi capiti a portata di mano e che conosca un po' l'inglese. oggi a finire sotto le mie grinfie è stato un tabaccaio albanese che mi ha ricordato tanto il cuoco libico con cui passai una sera a bere birra nell'ostello di berlino.

Piccolo OT

giusto per ringraziare i ragazzi del napoli basket per questa splendida stagione: vittoria della coppa italia, qualificazione per l'eurolega e finale scudetto sfiorata per un pelo (eliminati alla quinta gara dai campioni in carica della fortitudo bologna). thanks so much, all'anno prossimo.

martedì 13 giugno 2006

Germania/4 - Hannover

raccontare quello che avviene durante una partita del mondiale è semplice. raccontare quanto invece si verifica PRIMA e DOPO il match è assolutamente impossibile. ci proverò ma certe cose si possono capire solo stando sul posto. hannover è una gran bella città (altro che duisburg), legata dai 4200m del rator faben, il filo rosso che collega i 36 monumenti della città. edifici sontuosi e splendidi, dal neogotico al barocco. arriviamo e l'australia ha appena vinto con il giappone con 3 gol dall'83simo in poi: giapponesi e australiani bevono in un biergarten a waterloo platz. tanti tedeschi, divisi più o meno equamente tra italia e ghana, tantissimi italiani, molti dei quali ubriachi, ma i veri protagonisti sono i ghanesi. divisi in gruppetti di 15/20 persone, girano per le strade cantando e suonando i tamburi, avvolti nei loro bandieroni. non si può non simpatizzare per loro.

la partita è una parentesi: lo stadio è bello, senza pista d'atletica come piace a me e si vede da dio. all'improvviso tutti si alzano e corrono verso una ragazza. è la seredova, vestita con la maglia di buffon e un pantaloncino inguinale. quasi non la riconoscevo, con tutta quella stoffa addosso.

il primo tempo è stranamente divertente, l'italia gioca bene e il ghana è abbastanza tosto: buon centrocampo ma buchi enormi in difesa e in attacco. l'italia sfiora più volte il gol e poi segna con pirlo dopo l'ennesimo calcio d'angolo. la ripresa invece è di una noia mortale. alla fine mi ricordo che è una partita di calcio. a loro non viene dato un rigore, entra iaquinta e segna.

all'uscita altri caroselli, altri abbracci tra gente di nazionalità diversa. lo spot migliore per uno sport che ormai non è più tale. o forse lo è soltanto ogni quattro anni.

domenica 11 giugno 2006

Germania/3 - Duisburg, o la tristezza fatta città

Dopo qualche giorno di permanenza ho già capito perché è stato deciso di portare la nazionale qui a Duisburg: la città, più grande di quanto pensassi, offre pochissimo e i giocatori hanno davvero un numero di tentazioni a cui resistere pari allo zero assoluto, soprattutto se si tratta di tentazioni dai capelli biondo-platino. L’età media degli abitanti della città, infatti, rasenta quella di un qualunque ospizio italiano e, a parte una passeggiata sul lungofiume (dove a dire la verità qualche locale carino c’è), le cose da fare sono davvero poche e la vita notturna stenta a decollare, a meno che la tentazione bionda di cui parlavo prima non si manifesti sotto forma liquida, e su questo fronte davvero c’è poco da opinare. L’unico rischio a parte le birrerie, quindi, è che i giocatori si rinchiudano in una pasticceria a riempirsi lo stomaco di dolci alla doppia (se non tripla) glassa, ma per fortuna Cassano è rimasto a casa.

In tutto questo quadro che può sembrare desolante (e, in effetti, lo è), Casa Azzurri offre tutt’altro punto di riferimento. In queste ore la testa di gran parte degli ospiti è già rivolta a Hannover, alla partita col Ghana. Ma le attività rimangono, e allora ti può capitare di giocare a calcio balilla con Sandro Mazzola e Marco Civoli, o puoi ritrovarti a mangiare salamini su salamini con Paolo Rossi, che probabilmente più di tutti ha apprezzato certe sponsorizzazioni e più di tutti ne sentirà la mancanza. Oppure, dulcis in fundo, puoi sentire Bruno Longhi prendere l’iniziativa di sedersi al pianoforte e storpiare grandi classici dai Beatles ai Procol Harum. E’ in casi come questo che ti ricordi del vecchio detto “Non sparate sul pianista” apparso in tanti film western: neanche loro avrebbero resistito, questa volta.

venerdì 9 giugno 2006

Germania/2 - Sprichensi Doitc?

sveglia di buon'ora... alle sette e mezza. la sveglia dell'albergo è una specie di vaporetto che ci fa alzare di soprassalto, come se fosse entrato in camera. rapida doccia, passiamo a prendere le ragazze e iniziamo a cercare di capire come arrivare allo stadio.

i primi tentativi non sono molto fortunati: ognuno ci dice qualcosa di diverso, e i tedeschi hanno il pessimo vizio di non conoscere l'inglese. o almeno, il mio inglese. bene o male, una signora riesce a portarci di peso alla fermata del bus. bene, sono 19 fermate, proprio dietro l'angolo (in realtà in questa città c'è una fermata ogni 20 metri, quindi alla fine l'autobus impiegherà 15 minuti circa per portarci allo stadio).

neanche il tempo di arrivare e uno dei capi, da noi nominato "cappellino", ci spedisce in magazzino a dare una mano a preparare le tenute per i giornalisti. rifletto su quanto è strana la vita: io, giornalista, faccio parte dell'ufficio della stampa di caso azzurri e devo preparare le sacche per i giornalisti. roba da 10 minuti comunque, poi finalmente inizio a lavorare sul serio: qualche comunicato, un po' di rassegna stampa, mentre le persone con cui devo parlare hanno la sinistra tendenza a sparire.

nel pomeriggio è prevista l'apertura dello stadio per far assistere a germania-costa rica sui maxischermo e poi a un'amichevole tra l'italia e la giovanile del duisburg. il califfo ci manda a fare gli uscieri, solo quelli con i pass possono entrare. bello, ancora una volta molto organizzati. la difesa della germania fa pena. episodio comico: lo speaker annuncia l'inno dell'italia cantato dai pooh e i tedeschi si alzano come se fosse l'inno nazionale. nel frattempo i pooh vanno in loop per tutta la giornata.

tre ore in piedi, poi torno a fare il giornalista, infine vado a cenare. si mangia e finalmente riusciamo a vedere la carpisa battere la fortitudo. 2-2 e gara5, olè.

conclusione con il concerto dei pooh, on air al momento. l'ufficio sta chiudendo, buonanotte!

Germania/1 - Disorganizzazione

beh, iniziamo la prima parte del viaggio, visto che ho un po' di tempo per scrivere.

dunque, incontro dario, il ragazzo che partirà con me da napoli, in aeroporto, e subito capisco che saremo i nuovi totò e peppino: tanto ansioso io quanto scombinato lui, e la dimostrazione si ha quando rischia di perdere il biglietto o lascia il giubbotto all'autogrill. viaggio tranquillo, e quando sbarchiamo veniamo investiti dal caldo. e dire che ci avevano detto che faceva freddo e pioveva. vabbè, incrociamo altre persone destinate a duisburg e veniamo trasportati allo stadio. l'arena è tanto moderna quanto bella, ci sono quattro piani destinati all'italia e ai suoi partner.

ci viene data una piccola pausa per andare in albergo, ma il posto è decisamente in culo al mondo. siamo in cinque ad essere sistemati all'hotel ramor: io, dario, due ragazze di roma e una di lucca. veniamo abbandonati là per un paio d'ore fino a quando non riusciamo a farci mandare qualcuno con la macchina. iniziamo ad avere qualche dubbio sull'organizzazione.

piccola riunione di gruppo, mi assegnano all'ufficio stampa e mi presentano la "capa": livia, un tesoro di donna. dario è nel mio stesso ufficio e la cosa non può che farmi piacere. la serata ci viene lasciata libera, giusto per ambientarci un po'. cerchiamo per tutta la serata di capire come possiamo tornare in hotel, ricevendo sempre risposte piuttosto vaghe. arrivati a mezzanotte facciamo pietà e finalmente ci accompagnano: io e dario finiamo nella macchina di uno che sarà presto soprannominato "il califfo". appena entrato in auto, infatti, il tipo estrae un cd dalla custodia e lo infila nel lettore. parte "un tempo piccolo" di califano, vabbè. dario dal sedile di dietro mi stuzzica e io mi trattengo per non ridere. finita la canzone, parte la seconda. è di nuovo "un tempo piccolo", questa volta in duetto con i tiromancino. sono costretto a mordermi la lingua pur di non ridere, ma almeno siamo arrivati in albergo. buonanotte.

martedì 6 giugno 2006

Preparativi

ho fatto l'elenco delle cose che dovrei portarmi in germania. ora devo solo trovare il tempo di fare la valigia, credo che ci riuscirò domani sera nell'intervallo di bologna-napoli :D

nel frattempo ho già fatto amicizia telefonica con un ragazzo che parte da napoli, non prendiamo lo stesso treno perchè lui la sera prima sta proprio a bologna... abbiamo stretto un patto d'acciaio, venerdì sera nessuno potrà disturbarci in vista di gara4. peccato solo che tifi miami heat, sennò eravamo d'accordo anche per la finale nba. comunque ci vedremo al check-in. ho preso il biglietto del treno e ho deciso di provare la famosa tav, vediamo se ne varrà la pena. poi dovrò prendere la mitica navetta termini-fiumicino che ci mette mezz'ora per fare 30 km e la differenza si vedrà

domenica 4 giugno 2006

Welcome to the Nba Finals

c'erano una volta i big three: un geniale play canadese famoso per i suoi tiri (con percentuali assurde) e passaggi direttamente dal palleggio, per il suo amore verso il calcio, per la sua fama di sciupafemmine; una guardia dell'illinois atletica e dalla mano soffice; e infine un tedesco alto alto dal tiro di una guardia. grandi risultati di squadra in stagione regolare, ma nei playoff si andava in vacanza abbastanza presto, visto che di difesa non se ne parlava. e allora addio ai big three: il primo a partire è il canadese, grande amico del tedesco di cui sopra, destinazione arizona. forse è meglio dire che si tratta di un ritorno, visto che proprio a phoenix iniziò a realizzare i primi canestri nba. secondo anno, via la guardia dell'illinois: contratto troppo alto per un proprietario eccentrico che prima spendeva l'inspendibile e ora si è ravveduto. destinazione san antonio spurs, gli eterni rivali.
rimane quindi solo il tedesco, del quale molti dubitavano avesse sempre vissuto all'ombra degli altri due. resta solo per modo di dire, perchè cambia la guida tecnica, con un ex playmaker maniaco della difesa e dalla voce di duffy duck, e perchè arrivano giocatori giovani e promettenti, oltre ad elementi in grado di fare da sparring partner. prima annata di assestamento, buoni risultati ma eliminazione nelle semifinali della western proprio ad opera della phoenix dell'amico canadese, che nel frattempo aveva vinto il trofeo di mvp.
seconda annata: il tedesco eleva il suo livello di gioco, i compagni anche. ottimo risultato in stagione regolare, ma tutti si attendono riscontri nei playoff. i memphis grizzlies sono schiantati in quattro partite, tocca agli spurs dell'altro ex. una serie bellissima come solo le serie di playoff possono essere, con partite con scarti ridottissimi. i mavericks si portano avanti 3-1 ma poi vengono raggiunti sul 3-3. gara7 si gioca a san antonio, e lì il tedesco dimostra che non è più il timido ragazzino venuto da wurzburg. ultima azione con spurs avanti di 3, palla al 41 in maglia blu che riceve spalle a canestro, parte in palleggio girandosi a sinistra, supera il marcatore diretto, noto fabbro della nba, e sale per schiacciare. in elevazione arriva l'aiuto di un altro giocatore, argentino (non è più la nba dei vostri padri), che impatta col braccio del tedesco. canestro e fallo, con libero realizzato. è parità. gli spurs hanno un'ultima occasione, l'argentino tira da 3, rimbalzo di un caraibico (vedi parentesi precedente) che resta il miglior giocatore della nba attuale, e ancora il tedesco da dietro arriva a stoppare. supplementare, i mavericks non si fermeranno più.
finali di conference, è di nuovo duello con i phoenix suns, con il canadese che nel frattempo ha vinto il suo secondo titolo consecutivo di mvp, con una squadra che ama correre e tirare da lontano. i mavs perdono subito il fattore campo, ma lo riacquistano nella prima gara a phoenix. gara4 è uno strazio, il tedesco mette a referto solo 11 punti. si torna a dallas sul 2-2, e il nostro 41 decide di iscriversi al registro dei grandi. 50 punti e 12 rimbalzi, serie che pende di nuovo verso dallas. gara6 è storia, i ragazzi di duffy duck rimontano uno svantaggio di 18 punti e raggiungono per la prima volta nella loro storia la finale nba, contro flash, contro the diesel, contro un coach gelatinato, contro il guanto, contro white chocolate.
il resto della storia speriamo di poterla scrivere presto.

personaggi e interpreti:
il tedesco - dirk nowitzki
il canadese, grande amico - steve nash
la guardia dell'illinois - micheal finley
il proprietario della franchigia - mark cuban
il coach con la voce di duffy duck - avery johnson
il fabbro - bruce bowen
l'argentino - manuel ginobili
il caraibico - tim duncan
flash - dwayne wade
the diesel - shaquille o' neal
il coach gelatinato - pat riley
il guanto - gary payton
white chocolate - jason williams

sabato 3 giugno 2006

Cenetta


ieri sera piacevolissima uscita con cello e francesca. frà ha giustamente suggerito di variare e, una volta tanto, di buttarci in un ristorante anzichè cibarci al pub. così siamo andati a marechiaro, nonostante il tempo fosse brutto. peccato perchè il posto è fantastico e volevamo farlo vedere al ricchiambrello. comunque ci siamo letteralmente devastati nello stomaco e nel portafogli. fiorillo, impepata di cozze picanta picanto, fritturona di mare, una pizza perchè avevamo ancora fame, fragoline con panna e dolci. poi altro dolce preso per strada

mercoledì 31 maggio 2006

Thank You

ho letto questa cosa altrove, mi sembra molto carina: mettete come sottofondo thank you dei led zeppelin e, semplicemente, ringraziate.

grazie ai miei genitori
grazie a mio fratello, nonostante la testa tra le nuvole
grazie al golfo di napoli
grazie a lei, al suo sorriso, alle sue labbra
grazie a te che stai leggendo
grazie ai led zeppelin, grazie ai pink floyd, grazie ai pearl jam
grazie a dave matthews, ma potevi dedicarci un attimo, brutto stronzo
grazie agli spaghetti al sugo, grazie alla pizza
grazie all'alcol
grazie a arthur guinness
grazie all'irlanda, ovviamente
grazie a simone, a fabrizio, grazie alla lupara
grazie ai miei ex compagni di classe, quelli a cui sono rimasto affezionato. ci si sente poco ed è colpa mia
grazie, ancora, a te che stai leggendo :D
grazie alla LBB e ai suoi pazzi, in particolare cello e ndruga, ma grazie a tutti
grazie, infinitamente, a dirk nowitzki e a mason rocca
grazie ai miei colleghi, anche se a volte mi stressano
grazie ai miei colleghi, anche se spesso li stresso
grazie a enrico berlinguer
grazie a scarlett johansson
grazie a emule
grazie alla musica, tutta
grazie a marco travaglio, grazie a vauro
grazie ai peanuts, a sturmtruppen, a ratman
grazie a daniele luttazzi, grazie a paolo rossi
grazie al bosco di sant'antonio, la mia ricarica spirituale
grazie al caminetto acceso
grazie alla salsiccia sul caminetto acceso, grazie al maiale
grazia, graziella e grazie 'o cazz'
grazie alle mie chitarre, martoriate
grazie a chi ha dovuto sentire quello che usciva dalle mie chitarre, martoriati
grazie a me, grazie a voi.

buonanotte, e ringraziate qualcuno.

lunedì 29 maggio 2006

Tedeschien

alla fine ho deciso. sono stato preso nell'ufficio stampa di casa azzurri per i mondiali e dopo qualche mese di tribolazione ho deciso di andare. non sto qui ad elencare tutte le motivazioni che mi spingevano a rimanere qui, anche perchè poi inizio a pensarci e cambio idea per la settantesima volta :D , fatto sta che si tratta di una discreta opportunità (roba che fa fico mettere nel curriculum, insomma). dovrei partire tra un paio di settimane e rimanere lì per un mese, anche in caso di eliminazione prematura dell'italia (quindi a sto punto speriamo vadano avanti). ovviamònt userò codesto blogghe per tenervi informati di come mi andrà la vita, o perlomeno spero di poterlo fare.

venerdì 26 maggio 2006

Incredibile


la vittoria della fortitudo bologna a biella, con tanto di passaggio del turno per gli emiliani, significa tanto per napoli. non solo avremo a che fare con la F in semifinale, ma siamo matematicamente qualificati per l'eurolega, la massima rassegna continentale. e l'idea di essere passati in pochi anni dall'affrontare borgomanero e ragusa alla possibilità di finire nel girone di cska mosca, maccabi tel aviv, barcellona... beh, mi lascia davvero senza parole.

mercoledì 17 maggio 2006

Ma nooooo


mastella alla giustizia. ma si può?

Un tranquillo weeend di paura

eccomi qua, son tornato. cosa è successo in questi giorni? andiamo con ordine: giovedì sera partenza per milano con arrivo a milano il venerdì mattina. giornata tranquilla, in vista di un sabato movimentato.

mattinata al parco sempione con una piacevole quanto stancante partitina di basket sul cui esito glisso per ovvie ragioni. ma ho stoppato cello e quindi sono il vincitore morale. la sera invece serata ruocck al ritratti caffè con marcello e francesco protagonisti di una serata cover di dave matthews. è stato bello vedere un po' di amici in quella giornata.

si va via presto dal ritratti perchè la mattina dopo c'è l'aereo per londra da prendere presto. tutto tranquillo fino al check-in, quando mi accorgo con sommo terrore di aver lasciato la carta di identità nella stampante di luisa dopo aver fatto la fotocopia. risultato: volo bello che andato, per fortuna alla biglietteria abbiamo incontrato una gentilissima signorina che ci ha consigliato di attendere la fine del check-in per prendere un biglietto nuovo, come se in pratica avessimo perso l'aereo. con 60 euro di penale ovviamente. il rischio c'era: nel volo nuovo solo 4 posti erano liberi e in quell'ora potevano andar via. e qua la signorina si erge a protagonista: vedendoci terrorizzati e disposti a pagare al volo 200 euro per un biglietto nuovo, ogni 10 minuti blocca i posti come se stesse effettuando la prenotazione. dopo un'ora di attesa e di mal di pancia abbiamo i biglietti in mano, torniamo a casa a prendere la carta di identità e finalmente partiamo. l'arrivo è previsto alle 20.30 ora locale, solo che poi per arrivare da stansted alla città ci vuole un'altra ora e mezza, poi dobbiamo trovare l'albergo e così via... in pratica una giornata buttata grazie a una mia prodezza.

il lunedì sveglia di buon'ora. pronti via, albergo (mediocre, la mattina non c'era l'acqua calda) abbandonato e iniziamo il giro di londra. che grande città mamma mia. palazzi bellissimi, mezzi di trasporto tanto cari quanto efficienti, ma soprattutto un incontro di culture: l'ombelico del mondo.

giro della città fatto (memorabile puntata ad hyde park), si va all'hammersmith apollo per il concerto di dave matthews, l'evento che aveva stimolato la gita. dave non passa mai per l'europa, fa queste tre date - da solo - in inghilterra, quale occasione migliore per vederlo? consideriamo che suona da solo in un teatro di 700 posti e il quadro magico è completo. all'apollo siamo raggiunti da marcello e francesco più un nutrito gruppo di fan italiani. si entra.

concerto fantastico, dave è in gran forma e intrattiene le masse con aneddoti che danno l'idea di essere divertenti (capito poco!). ma la scaletta è da paura, la prima metà del concerto è qualcosa di fenomenale. in particolare il terzetto where are you going?/#41/stay or leave fa venire i brividi. due ore di concerto, per fortuna con solo due pezzi da quella schifezza recentemente partorita che è stand up. conclusione con la cover di all along the watchtower e teatro in delirio

gasati al massimo, decidiamo di aspettare dave all'uscita: coronare il concerto con una foto o una stretta di mano sarebbe il massimo. passa il tempo ma non esce, le guardie ci confermano che per andare via passa da lì, la temperatura scende, il gruppetto diminuisce. meglio così, siamo pochi, non viene mai in europa, non può non fare un saluto a una quindicina di irriducibili. dopo DUE ore (passati in compagnia di modelle e alcol... lui, non noi), lo vediamo avviarsi verso l'uscita. ma torna indietro. parlotta a telefono, noi attendiamo pazientemente all'esterno, le guardie ci fanno mettere dietro le transenne. a un certo punto passano tre macchine con i vetri oscurati, dopodichè il buio, sono scomparse persino le guardie. a questo punto io, marcello e un ragazzo austriaco proviamo ad entrare e chiedere informazioni. dave era in una di quelle macchine. un saluto poteva anche farlo, lo stronzo!

nel frattempo s'è fatta l'una e mezza, quindi prendiamo il bus che porta a victoria station, canticchiando e ballando e facendo i coglioni, ridendo di cose accadute nella giornata. da victoria all'aeroporto si ronfa, e anche una volta arrivati a luton. dopodichè il ritorno a milano e infine quello a casa.

magari metto qualche foto in questi giorni.

mercoledì 26 aprile 2006

Friends

allora, ricapitoliamo:
- il mio miglior amico (che mi legge con passione) è andato a lavorare a sassari. per fortuna torna abbastanza spesso
- la persona con cui avevo condiviso di più i miei 5 anni di liceo si è spostato nell'ordine da roma a londra a new york
- altri due carissimi amici hanno vinto l'erasmus

resto solo io qua?

martedì 25 aprile 2006

18

è incredibile come passa il tempo. uno se li trova cresciuti all'improvviso, e manco se ne accorge. e non vuole, non riesce a credere che quello che è sempre stato per te prima un bambino e poi un ragazzino ora sia diventato un adulto. non pensavo fosse possibile ma è così, ed è bello. tanti auguri ricky.

sabato 22 aprile 2006

domenica 19 febbraio 2006

Portfolio




M' vene' 'a chiagnere

visto che di spazio ce n'è poco e che non si può parlare in poche righe di sei anni di era maione, focalizziamoci su qualche aspetto di questi giorni, a neanche due ore dalla vittoria della coppa italia.
la carpisa napoli vista in questi giorni a forlì si può riassumere in due elementi:
1) valerio spinelli, un metro e ottanta solo se messo su un apposito sostegno, acciughino, scugnizzo puteolano. il re del secondo quarto, colui che stravolge le partite, che costringe le difese a cambiare modo di giocare. chiedete a djordjevic e alla sua milano. chiedete a blatt e ai trevigiani. chiedete a pesic (oh ma abbiamo affrontato solo squadre con tecnici stranieri?), a bodiroga, ai romani.
2) il volto di mason rocca, tumefatto dopo lo schiaffone ricevuto da un poco attento (diciamo così) tyrone grant nella gara di venerdì. abrasione della cornea, ma chissenefrega, torno in campo e do' il mio contributo. ecco, mason è (ancora una volta) l'esempio del grande cuore di questa squadra, che pure con le rotazioni al minimo è riuscita in tre giorni tre a battere milano, treviso, roma. e poco importa se durante la finale arriva un'altra botta all'occhio e questo inizia a sgorgare lacrime di sangue, si torna in campo a prendere rimbalzi.
e allora festeggiamo questa prima vittoria dell'era maione, festeggiamo il coraggio di rinunciare a splendidi solisti in nome di giocatori di qualità che sanno cos'è una squadra (grazie betti), festeggiamo piero bucchi che li amalgama ogni giorno, festeggiamo il piccolo play di philadelphia che se lo marcano in tre non si incaponisce e lascia giocare gli altri, festeggiamo un islandese silenzioso che domina il plus/minus, festeggiamo un francese incostante che quando si accende lo fa sul serio, festeggiamo uno splilungone dinoccolato con un tatuaggio marchiato a fuoco sul braccio, uno stile di tiro rivedibile, cadendo all'indietro, un grande talento che si è saputo adattare diventando utile anche in difesa e a rimbalzo (21 nelle ultime due), per poi andare a segnare quando conta, festeggiamo un'eterna promessa che ci fa smadonnare di continuo (ma perchè gli vogliamo bene) per i suoi falli ingenui, ma che con i liberi con la fortitudo e il canestro nella finale ci ha meritatamente zittito. festeggiamo il play puteolano, festeggiamo mason da princeton, tempio del cervello applicato ai canestri, festeggiamo un cecchino irlandese che ha castigato milano e treviso e poi si è messo a difendere. festeggiamo il capitano, tanto dannoso in difesa quanto fondamentale nel tenere compatta la squadra e nel mettere due triple (milano e roma) decisive.
il sogno si è avverato, festeggiamo e poi andiamo a letto, pronti a sognare ancora

lunedì 30 gennaio 2006

Start Again

settimana finita col botto e iniziata in maniera simile. il servizio mi sembra sia venuto piuttosto bene: vivace, originale, delle belle immagini fatte dall'operatore, mi sono solo incartato su una domanda al coach. Le trasmissioni sono partite alla grande con una rissa semisfiorata. Ottimo segno, la gente da casa si sarà divertita.
Inoltre è arrivata la macchinina! Sono già innamorato, è piccola e anche abbastanza agile e si infila dappertutto. Appena posso darò il mio contributo fotografico. Comunque si tratta di una Fiat Seicento del 1999, neanche ventimila chilometri, con qualche graffietto qua e là ma in ottime condizioni. Peccato per gli interni violacei.

domenica 22 gennaio 2006

Record

mai successo prima d'ora che una squadra napoletana di basket chiudesse il girone di andata in testa alla classifica (anche se in coabitazione con altre squadre). mai erano state vinte tredici gare su diciassette. evidentemente questa squadra ci sta abituando bene: vittoria a bologna (sponda virtus), siena e treviso agganciate in vetta e per la classifica avulsa secondo posto nel tabellone delle final eight di coppa italia, contro milano, non proprio un'avversaria abbordabile. ora come ora non ho visto tante squadre superiori alla carpisa napoli. probabilmente solo la fortitudo, che può schierare due quintetti di altissimo livello e che comunque abbiamo battuto, e la benetton, con la quale abbiamo perso solo all'ultimo minuto. probabile che è un momento in cui ci va tutto alla grande, probabile che serva un innesto (sesay non può giocare 40 minuti a partita), ma stiamo rendendo benissimo e viviamo questo sogno. greer 36 punti e 44 di valutazione. che cacchio di giocatore.

lunedì 2 gennaio 2006

Mestizia

tutti i miei parenti sono nel mio bosco preferito e io rosico. stamattina mi sono svegliato e in casa non c'era nessuno. di solito è piacevole, ma pensare che il due gennaio mi devo svegliare alle 7.45 per andare a lavorare mentre potrei stare in mezzo a dormire fino a mezzogiorno mentre fuori nevica mi rode un bel po'. quel posto mi strega, non ci posso fare niente. vabbè, countdown quasi finito per fortuna, anche se inizio a vacillare sempre di più per la mancanza di sonno.

domenica 1 gennaio 2006

Tre anni fa


lo so, non è il modo più allegro per cominciare l'anno, ma mi manca da matti. grazie.










Fu proprio là nella corsia di un ospedale
che aprii gli occhi e vidi un letto accanto al mio,
il primo giorno si ha una sensazione spiacevole e volgare
e i piccoli disagi non fanno bene al cuore.

Ma la notte, la notte
aumenta lo spessore del dolore con le sue presenze,
la notte, il cuore è gonfio la notte
e i lamenti dei malati riempiono le stanze.

Ma stranamente il giorno dopo prima che arrivino i parenti
si fa un poco di ironia persino sui lamenti
e il letto accanto al mio con dentro un uomo grosso e un po’ volgare
diventa una presenza singolare.

"Gildo, come faccio, mi vergogno, dovrei andare..."
Gildo, il grosso Gildo mi insegna da sdraiato come devo fare
e intanto a pochi metri di distanza si fatica a respirare.

Sono le innocenti stonature di un salotto,
sono i piccoli fastidi, i gesti un po’ meschini
che fanno l’uomo veramente brutto.

Ma in ospedale dove la perdita è totale,
dove lo schifo che devi superare
è quello di aiutare un uomo a vomitare.

Dove non c’è più nessuna inibizione
dal vomito al sudore, alla defecazione
e allora salti il piano se lo sai saltare
e entri in un altro reparto dell’amore.

"Gildo io vorrei che all’insaputa delle suore..."
Gildo, il grosso Gildo mi passa di nascosto qualche cosa da mangiare
e intanto a pochi metri di distanza un uomo muore.

Si parla poco e piano per diverse ore
e a notte alta quell’ospite agghiacciante vien portato via,
riprende indisturbato e noncurante il ritmo della corsia.

I piccoli disagi, l’ho già detto non fanno bene al cuore
ma il senso della morte
è sempre stato troppo forte.

Gildo, non l'ho mai saputo immaginare,
chissà perché improvvisamente diventa elementare,
potrà sembrare irriverente ma qualche ora dopo
ridevamo tutti per niente.

Ma a scanso di fraintesi
non è il cinismo mestierante e fastidioso dei dottori
ma il senso della vita che ti spinge fuori.

"Gildo, mi dispiace, son guarito, devo andare..."
e Gildo che naturalmente mai più nella mia vita ci avrò il gusto di incontrare
nasconde, questa volta con vergogna, il suo dolore.

Il cielo azzurro e teso
e le mie gambe strane, senza peso
attraversavo il giardino tremante
come in un sogno riposante.

Gli occhi delle nuove madri luccicavano
e i grossi seni sotto le vestaglie biancheggiavano,
solitario avvertivo quel candore, quell’aria di purezza
e il cielo era azzurrino e c’era un po’ di brezza
e stranamente un senso d’amore che non so dire...