domenica 30 dicembre 2007

Sabato con concertino

Uno dei dischi del 2007 che più mi ha colpito è quello degli italiani "Il teatro degli orrori", davvero un bel lavoro. Ho atteso a lungo la loro data napoletana, prevista per metà novembre, e quindi potete immaginare la mia delusione quando l'hanno cancellata. Ieri sera suonavano a Salerno, e così ho chiamato a raccolta un paio di amici e siamo partiti.
Inizio concerto previsto per le 22, ma siamo consci che la cosa andrà per le lunghe visto che ci sono anche altri gruppi in cartellone. Trovato a fatica un parcheggio, ci avviamo verso il locale, ci informiamo sulla situazione e inganniamo l'attesa con un kebab.
Entriamo per le 22.30, e da quel momento perdo la cognizione del tempo. So che ne passiamo parecchio su un divanetto (di plastica, ma a sorpresa comodo) mentre si succedono vari soundcheck. Aprono i Flappers, fanno tre pezzi ma noi il culo non lo muoviamo ancora.
Quando tocca a I Pennelli di Vermeer ci avviciniamo un po'. Una sorta di prog dei poveri, suonano una cover di De Andrè. Niente di che ma chiudono con un bel pezzo con un giro di basso molto trascinante.
Lo show de Il teatro degli orrori inizia con rumori demoniaci. Capovilla si avvicina al microfono lentamente, lo afferra e dà il via a "Vita mia". Purtroppo le prime 3/4 canzoni le sentiremo malissimo a causa della pessima scelta della posizione. Dove siamo sistemati, infatti, la chitarra non si sente. Inoltre la voce di Capovilla è pesantemente distorta, ma si capisce presto che è un trucco per mascherare numerose imperfezioni, visto che si trova in condizioni pietose. Va fuori tempo, urta il bassista, barcolla vistosamente e nel furore delle canzoni finisce più di una volta addosso al pubblico, che un po' se lo tira già, un po' lo rimanda sul palco. Più volte cerca di catechizzare il pubblico a non farsi male, e mi chiedo quanto di vero e quanto di ipocrita ci sia nelle sue parole.
Su Carroarmato Rock ci spostiamo in zona mixer e finalmente si sente la chitarra. Da lì il concerto si rivela comunque gradevole perchè il muro di suono è notevole. Alla fine, sulla bella "Maria Maddalena", scompare anche la distorsione dal microfono e le cose vanno meglio. Ma ciò non toglie che le buone impressioni del disco siano state mitigate dal concerto di ieri.
Usciamo dal locale, guardo l'orologio e si son fatte le 3.10. Alle 4.30 mi butto sul letto.

venerdì 28 dicembre 2007

Per chiudere bene...

Arrivano i due famelici ex, Jerome Allen e Mike Penberthy, e sono ovviamente i più temuti. L'anno scorso l'accoglienza a MP3 sorpassò abbondantemente la decenza, con gente che lo applaudiva mentre ci faceva il mazzo, e lui ricambiava mandando bacetti al pubblico. Questa volta le cose vanno diversamente, e ogni suo errore viene accolto con soddisfazione. Lo si ami o lo si odi, resta un giocatore temuto per il suo tiro.
Quando entriamo il palazzetto è praticamente deserto. Mi piace arrivare presto, quando ne ho la possibilità, scambiare due chiacchiere e vivermi il prepartita. Così come mi piace andarmene quando il palazzetto ormai sta per chiudere, incontrare gli amici che vanno in tribuna e farmi qualche risata.
In mezzo ovviamente c'è la partita: sabato scorso si è vinto contro la Fortitudo (e io non c'ero...), e la classifica vuole i due punti. Partita bruttina, Schultze ci fa malissimo da fuori, Sales da sotto. Noi tiriamo male ma conteniamo i due ex e ci teniamo aggrappati alla partita. Al riposo andiamo avanti ma con un paio di scelte sensate (come serve un play a questa squadra...) potevamo stare anche sui 7/8 punti di vantaggio.
Alla fine decideranno un paio di canestri di Rocca, un Jones caldissimo dall'arco e in grado di prendere rimbalzi siderali, e una tripla assolutamente insensata di Blums.

lunedì 17 dicembre 2007

Momenti di gloria

Art Garfunkel è stato creato appositamente per cantare il finale di Bridge Over Troubled Water.

domenica 9 dicembre 2007

Piero Bucchi, parte seconda

Ci eravamo lasciati due mesi fa con un record di 0-4. Da allora la situazione non è cambiata moltissimo: 3 vittorie e 6 sconfitte, si langue nei bassifondi. Il problema è che sono arrivate sconfitte evitabili, come nel caso di Montegranaro (primo tempo dominato), Treviso e Avellino. Ecco, ieri si è perso ad Avellino. Bella squadretta, ma giochiamo una gran gara, teniamo botta per buona parte della partita con un Monroe commovente e un Rocca imperiale. Tocchiamo anche +11. Poi a quattro minuti dalla fine crolliamo, e quelli prendono il largo. Che è successo? E' successo che nel primo tempo Bucchi ha tolto contemporaneamente dal campo Rocca e Jones, esponendoci a difficoltà sottocanestro. E' successo che Monroe, che manco doveva giocare, ha visto il primo riposo al 16'. La ripresa è il capolavoro: terzo quarto senza neanche un cambio, poi entra Malaventura e da lì avremo un minuto di riposo per Monroe (38' in campo alla fine), un po' a Thomas e un po' a Jones. Fine. Rivera non esce dal campo, Rocca per la seconda partita consecutiva gioca il secondo tempo per intero e ovviamente finisce lingua a terra. Avellino, che non aveva ruotato chissà quanto i suoi uomini, ma quei pochi cambi almeno li aveva fatti con criterio, mette la quinta e saluta tutti. Noi rimaniamo nella merda e se perdiamo a Scafati sono cazzi amari, perchè davanti difficilmente qualcuno crollerà.

martedì 4 dicembre 2007

Calderoli il tenerone

"Non mi piaccio, ma qualcuno il lavoro sporco lo deve fare. Per esempio non sono xenofobo, ma dico cose xenofobe". Roberto Calderoli si confessa e, intervistato da "Grazia" nel numero in edicola domani, rivela aspetti sconosciuti della sua personalità, spiegando come nascono alcune delle sue dichiarazioni più forti. "Se mi sono mai pentito di aver detto o fatto qualcosa? Sì - risponde il dirigente del Carroccio - quando indossai la maglietta anti-Islam. Quella è stata la notte più brutta della mia vita. Ho pregato disperatamente, chiedendo di poter rimediare, limitare i danni. Quella notte ho capito che la mia buona fede non può assolvermi". "Il vero Calderoli - prosegue - è quello buono. La politica é teatro. Quando si alza il sipario io faccio la mia parte. Nessuno chiederebbe mai a un attore se lui è il personaggio che interpreta, vero? Con i miei avversari politici capita che fumiamo insieme in un'area abusiva dietro l'aula del Senato. E' come essere in un camerino dopo lo spettacolo. Lì si dice la verità, si guardano le cose per come sono, ci si ascolta. Si trovano intese e soluzioni". L'ex ministro leghista spiega così perché spesso ha scelto di recitare la parte del provocatore: "Una necessità. Anzi: una colpa. Vostra, dei giornalisti. Nessuno scrive e riporta frasi che non siano slogan. Se vuoi farti sentire devi spararle grosse. Le provocazioni sono le uniche che si riescono a sentire". Anche se ora, per accontentare la compagna Gianna Gancia, sta cercando di cambiare la propria immagine pubblica: "Ci provo. Ma se mi accorgo che la Lega non ha visibilità - avverte - allora ricomincio. Devo farlo. Non mi piaccio, ma qualcuno il lavoro sporco lo deve fare. Per esempio non sono xenofobo, ma dico cose xenofobe". Infine, una confessione intima: "Sembrerà stupido ma ho paura di morire prima di aver pagato tutto il mutuo. E poi ho paura della fine: del salto nel buio".

Posto che bisogna vedere se l'intervista in sè non sia una provocazione per far notizia (a sto punto Calderoli il dubbio te lo instilla), la riflessione non mi sembra sbagliata. La si spara grossa per fare notizia, per uscire sui giornali. Si esasperano situazioni tutto sommato normali.
A questo punto però mi chiedo cosa pensino poi gli elettori. L'atteggiamento di Calderoli e di chi si comporta come lui è da irresponsabili, è l'atteggiamento di chi non pensa alle conseguenze, a quello che potrebbe fare chi li ascolta.
Detto questo, la mente è andata subito all'imitazione di De Luigi.