giovedì 31 agosto 2006

I Globetrotters trottano ad Haarlem

ovviamente c'è una A di troppo, e il piccolo centro a nord di amsterdam non è particolarmente simile al ghetto nero. tutt'altro, sembra una città ferma al Seicento.
la scelta cade su di lei perchè è un centro piccino picciò, e dopo le scarpinate del giorno prima dobbiamo già dosare un po' le energie :D
la città ruota attorno alla piazza principale, il grote markt. gli interessanti possono dedicarsi a una vera e propria caccia al tesoro in cerca degli hofjes, cortili nascosti che meglio non si può.
abbiamo anche il tempo di provare una devastante torta delle mele, sommersa - massì - di panna.
ciò che più impressiona però è il controllo che gli olandesi sono riusciti ad esercitare sull'acqua, che passa dove vogliono loro e quando vogliono loro. davvero incredibile.
in serata divento anche l'eroe di un pub vicino all'albergo per essermi spazzolato un piatto di costolette di maiale da 400g. arriva la cameriera e con fare stupito dice "l'hai finito tutto?" bah... se ci mettevate meno salsa agrodolce magari la finivo anche prima... ma di cucina ne parliamo domani.

mercoledì 30 agosto 2006

Cemento, cemento, cemento!

partiamo dalla colazione: è alla irlandese, uova fritte con prosciutto, formaggio a volontà. scopriremo più avanti che l'olanda è il paese del fritto. il palato ringrazia, il fegato un po' meno ma segni di cedimento non ce ne saranno.
la guida consiglia di fare un salto a rotterdam, definendola addirittura la vera anima dell'olanda, più di amsterdam. ellapeppa, non possiamo mancare. la realtà è che sembra una città progettata da schizofrenici con una profonda avversione per gli alberi. la chiamano la "manhattan sulla mosa", ma qualche albero a new york ci sarà. insomma, il centro è pieno di grattacieli (la distruzione di gran parte della città durante la seconda guerra mondiale ha lasciato il segno) e ci tocca camminare al sole a lungo. un esempio della schizofrenia degli architetti olandesi? le case cubiche.
decidiamo di andare verso la parte antica, il quartiere di delfshaven, che anticamente era il porto della città di delft. non attraversiamo zone memorabili, tanto per usare un eufemismo. direi che siamo nella periferia più profonda. noto che non ci sia balcone senza antenna parabolica e mi sovvengono tre pensieri: a) nelle periferie olandesi si possono permettere la tv satellitare? b) se non se la possono permettere, la tv viene prima di altro? c) ma un antenna condominiale pareva brutto?
finalmente il panorama migliora e arriviamo al mulino di delfshaven, situato su un naviglio che - questo sì - ci appaga dopo la scarpinata.
a pranzo avviene qualcosa che ci perseguiterà per gran parte del viaggio: ci scambiano per turisti spagnoli. per compiacerci, mettono come sottofondo (neanche tanto in sottofondo) i gipsy king. un incubo.
la sera, tornati a den haag, decidiamo di provare la cucina indonesiana. come già detto, bene ma non benissimo, dannata salsa agrodolce. spinti dal masochismo, dopo la discreta scarpinata giornaliera, decidiamo di farci una passeggiata verso scheveningen. ovviamente allunghiamo più del dovuto e ci mettiamo un paio d'ore ad arrivare. sarebbero dovuti essere 3km. scheveningen... che dire... celebre per essere impronunciabile, tanto che gli olandesi nella seconda guerra mondiale la usavano come parola d'ordine, si riduce a una spiaggia lunghissima sulla quale affacciano baretti e soprattutto il maestoso hotel steigenberger.
insomma, in questa seconda giornata capisco che gli olandesi, per quanto le strade possano essere pulite, all'impatto ambientale non è che ci tengano molto.

martedì 29 agosto 2006

Den Haag

l'aia, o den haag che dir si voglia, è una città particolare. sede del governo, abbonda per questo motivo di consolati, tanto che vi è una strada totalmente dedicata a parte di questi, che sfocia a pochi metri dal vredespaleis - il palazzo della pace -, sede della corte internazionale di giustizia delle nazioni unite. l'internazionalità (chiamiamola così) si riflette anche nel vivace panorama gastronomico, con ristoranti che propongono ricette da ogni dove. il secondo giorno abbiamo provato la cucina indonesiana (ex colonia). bene ma non benissimo, magari ci torniamo su più avanti.
punta di diamante della città è sicuramente l'antico parlamento, il binnenhof.
il centro è chiuso al traffico e l'illuminazione notturna si intona perfettamente ai palazzi più antichi, creando un'atmosfera intima e soffusa. c'è da dire che l'architettura è particolare: al centro si alternano quartieri più moderni, come il nuovo municipio (quello grigio con la punta), affiancato da due costruzioni soprannominati dagli olandesi "le tette e il pene"

lunedì 28 agosto 2006

Parentesi cestistica

scrivo a giochi - per l'italia - già conclusi, con l'1/9 ai liberi negli ultimi due minuti e mezzo che ci sono costati l'eliminazione negli ottavi da parte della lituania meno forte degli ultimi venti anni. un'italia strana, nel senso che non sapevi cosa aspettarti quest'anno. alla fine il risultato è sufficiente, ma i rimpianti sono tanti. un girone di qualificazione andato davvero bene, nonostante qualche prestazione magari non esaltante, e con la consapevolezza di aver sfiorato il colpaccio contro gli stati uniti. e poi con la lituania è andata come abbiamo visto, gli errori di belinelli (gioventù, inesperienza, ma comunque nel finale era stato l'unico a prendersi responsabilità) e di basile (vecchiaia? :D ) ci son costati caro, in una partita che anche i verdi hanno cercato di buttare, anche loro dalla lunetta, con uno 0/4 nell'ultimo minuto.

Primo impatto

l'accoglienza non è che sia proprio delle migliori. il kebabbaro alla stazione di eindhoven ci saluta con un "al pacino, robert de niro, italia, mafia". per fortuna resterà l'unico episodio del genere. lo lasciamo con lo stomaco pieno (noi) e con le idee confuse (lui). risparmio tutta la solfa sul viaggio (orio al serio-eindhoven in aereo, da lì in treno fino a den haag) e andiamo avanti. la prima cosa che mi colpisce, sceso dal tram che ci ha portato nei pressi dell'albergo, è quanto siano strette le case olandesi. anticamente, venivano tassate in base alla larghezza, ed ecco l'escamotage. può così capitare che in 100m ci siano 50 numeri civici.
l'albergo non è proprio al centro di den haag, ma si trova comunque in una zona animata, in una strada, frederik hendriklaan, piena di negozi, non molto distante da scheveningen, che poi si rivelerà la rimini d'olanda (ma questa è un'altra storia). lo staten hotel è gestito da paat & mary, e rinnova la tradizione della strettezza delle case: per inerpicarci verso la nostra camera dobbiamo salire due rampe di scale strettissime. la camera è graziosa, c'è anche uno scrittoio.