venerdì 14 gennaio 2011

Intanto, a Napoli...

Nell'indifferenza generale ci avviciniamo alle primarie del Pd in vista delle elezioni comunali.
Il quadro è desolante. A giocarsi il ruolo di sfidante dell'Uomo Misterioso (il centrodestra infatti si è guardato bene, finora, di scegliere un candidato, a parte l'autocandidatura di Mastella che finora ha ricevuto solo pernacchi dai suoi) saranno:
- Nicola Oddati, storico componente della giunta Iervolino, e in quanto tale - anche se avesse delle qualità - destinato, se dovesse vincere, a una sonora batosta dopo una prevedibile campagna elettorale all'insegna di accuse di continuità con la precedente esperienza consiliare;
- Umberto Ranieri, classico uomo da nomenklatura del Pci. La versione noiosa di Cacciari, diciamo. Brava persona, ma con un'attrattività sulle masse pari a zero. Ha uno sponsor d'eccezione: Giorgio Napolitano;
- Andrea Cozzolino, bassoliniano doc anche se sembra che la sua candidatura a sorpresa non sia stata molto apprezzata dal suo mentore, che starebbe lavorando ad un ritorno in Parlamento;
- Libero Mancuso, l'ex pm, già in giunta con Cofferati. L'area vendoliana.
- Gino Sorbillo, 36 anni, pizzaiolo discendente da una famiglia di pizzaioli. Si candida per "provocazione". Fosse stato Enzo Coccia de La Notizia l'avrei votato sicuramente!


Qualcuno ci salvi.

Un eccezionale Michele Serra

Evidentemente tra i giudici della Consulta ci sono più “comunisti” (12 su 15, una maggioranza bulgara) che tra gli operai di Mirafiori. E questo dovrebbe spaventare la sinistra più di quanto spaventi Berlusconi. Perché va bene che difendere la Costituzione e l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge è diventata, a Berlusconia, una faccenda di vitale importanza. Ma le cose cambiano davvero – come sta scritto nei classici Einaudi e Laterza e Feltrinelli sui quali hanno studiato, a volte proficuamente, gli attuali cinquantenni e quarantenni di sinistra – solo se la democrazia formale diventa anche un po’ più sostanziale, e dunque i poveri un po’ meno poveri, i deboli un po’ meno deboli, i ricchi un po’ meno prepotenti, eccetera. E dunque esultare perché l’avvocato Ghedini se ne torna con le pive nel sacco a risistemare i suoi scartafacci va benissimo; ma vedere gli operai di Torino scannarsi tra loro per salvare i conti di Marchionne, e uno che piange, uno che impreca, un altro che maledice la propria condizione di eterno ingranaggio di un meccanismo che non controlla: beh, quello è un dispiacere perfino più importante e urgente, per la sinistra italiana. Diciamo che le compete, la questione sociale, tanto quanto alla Consulta compete tenere a bada l’esuberanza del Berlusca e dei suoi legulei.

venerdì 7 gennaio 2011

Capolavoro


Questa prima pagina del Manifesto è un capolavoro di giornalismo. Con una sola azzeccatissima parola (o anche due...) riesce a dire tutto sulla vicenda Fiat-Marchionne.
Bravissimi.