giovedì 29 agosto 2013

Gianluca

Ieri mattina, tornato dalle vacanze, ho acceso come al solito il computer, sono andato sul solito forum, ho aperto la solita sezione, e ho scoperto che Gianluca non c'è più dallo scorso marzo. La giornata è passata e io non sono riuscito a smettere di pensarci neanche per un secondo.

Non posso dire di essere stato un amico di Gianluca. Ad essere onesti, non lo "conoscevo" neanche, nel senso fisico del termine. Ma, in quella grande galassia delle relazioni via internet, avevamo buoni rapporti. Frequentavamo gli stessi forum, eravamo amici su facebook, quando c'era msn conversavamo di tanto in tanto. Non così spesso da allarmarsi per un'assenza così prolungata, ecco.

Ma avevamo le stesse passioni. Il basket, innanzitutto, con la sua passione per i Washington Wizards. Un po' di cinema (o meglio: tantissima per lui, decisamente più di striscio per me), dai film di Sergio Leone al Grande Lebowski passando per i Blues Brothers e soprattutto per la stessa insana simpatia per Steven Seagal.
E, improvvisamente, capita che ti trovi a piangere per la scomparsa di una persona che non hai mai visto in faccia, ma con cui hai scambiato opinioni, imbastito trade nei tanti FantaNBA fatti in questi anni (che pazienza aveva nel fare da commissioner e tenere a bada tutti durante il draft). Pur non conoscendolo in maniera diretta, azzarderei anche che caratterialmente eravamo molto simili. Forse è per questo che la cosa mi ha colpito così tanto.

Insomma, ieri ho faticato a pensare ad altro. Ho spulciato un po' la sua pagina facebook, ho indagato un po' per capire cosa fosse successo, e per ogni risposta che trovavo, subito comparivano altre dieci domande.

Ma ce n'è una, la più grande, che continua a frullarmi in testa da ieri. Perché la mia generazione, quella nata negli anni Ottanta, è così debole? 
Gianluca non c'è più. Se scorro mentalmente la cerchia delle mie amicizie più strette, fatico ad individuare qualcuno che non abbia avuto bisogno, nel corso di questi anni, di un supporto psicologico.
Perché la mia generazione è così piena di insicurezze ed è così incapace di affrontare le piccole e grandi sfide del quotidiano? E, soprattutto, perché ancora nessuno se n'è accorto?

Nota conclusiva: erano due anni e mezzo che non scrivevo su questo blog. In alcune occasioni avevo provato a riprendere a scrivere, ma mi ero sempre fermato a metà post. Ma oggi avevo troppa voglia di buttar già qualcosa. Ciao Giangi.