Dunque, Barcellona. Barcellona m'è sembrata una Napoli riuscita bene. Ovvio, la cornice in cui si incastra Napoli è indiscutibilmente superiore, baciata dal dono di un golfo meraviglioso su cui si staglia il Vesuvio. Il panorama del parco del Virgiliano umilia nettamente quello del Montjuic (a proposito, sul lato destro del cannone che affaccia sul porto è possibile leggere un grandioso "Pisa merda"), che sovrasta sì la città, ma mostra il porto, l'aeroporto in lontananza, e un lungomare comunque non indimenticabile.
Ma Barcellona vince nei servizi, nella vivibilità, nel saper migliorare. Il barrio gotico ricorda i quartieri popolari napoletani, ma le strade sono più illuminate e non ti sembra di stare in un ghetto. Sensazione che fatichi a provare anche nel Raval. E che dire di el Born? Ho letto che dieci anni fa nessuno ci metteva piede, ora è un quartiere tranquillissimo, con piacevoli negozi. Gli spagnoli mi sembrano specialisti in riqualificazione: nel bel mezzo del Raval hanno trasformato un ex ospedale in conservatorio musicale e biblioteca, con un chiostro meraviglioso; l'università Pompeu Fabra è un gioiellino, con un ex deposito delle acque trasformato in aula studio.
Delle differenze dei servizi è meglio non iniziare proprio a parlarne. La rete metropolitana di Barcellona è clamorosa per comodità e puntualità. Certo, sfrutta una maggiore estensione pianeggiante rispetto a Napoli, arrampicata sulle sue colline. Ma vedere metropolitane passare ogni tre minuti anziché ogni otto (se va bene) mi ha fatto piangere il cuore.
E' anche vero che ci troviamo in una delle zone più ricche della Spagna, quella Catalogna i cui sentimenti localistici, secondo gli amici di Annalisa che vivono là da ormai due anni, son ridotti ad essere pensieri esclusivi per catalani, senza la possibilità di apertura per stranieri desiderosi di comprendere e collaborare alla causa. Così come sembra che l'ossessione dei locali per l'FC Barcelona spinga i non catalani a un discreto sentimento di repulsione.
Zona ricca, dicevamo, ma al tempo stesso la crisi sembra sentirsi. Il crollo dell'economia spagnola è stato rapido quanto la sua ascesa, in seguito allo scoppio della bolla immobiliare su cui si era poggiata questa crescita. Poca (rispetto agli standard) gente per strada, ristoranti della Barceloneta clamorosamente vuoti.
Tanti giovani, per fortuna, per una città che sfrutta al meglio le sue caratteristiche per diventare un luogo di attrazione per i ragazzi: turisti, erasmus, persone che si sono trasferite là. Locali e divertimenti per ogni tipo, dalla bettola dell'Ovella negra alle chupiterie alle discoteche che purtroppo attirano parecchia monnezza. Quello che Napoli potrebbe essere, se la metropolitana non chiudesse alle 23, se ci fossero autobus notturni... certo, per ottenere questi risultati gli spagnoli hanno dovuto chiudere più di un occhio. I mossos d'esquadra, la polizia speciale catalana che si occupa dell'ordine pubblico, hanno sì facilitato il risorgimento di alcune zone della città, ma non sono altro che dei picchiatori fascisti, che in vari casi se la pigliano pure col poveretto sbagliato. Gente che prende il manganello pure per scendere dalla macchina nel traffico causato dal ritiro della spazzatura in un vicoletto del barrio gotico.
Un consiglio. Se volete andare (e andateci) al Parc Guell (ma quanto deve a Gaudì questa città?), prendete la metro fino a Vallcarca, arrampicatevi sulla collina grazie alle comode scale mobili a vostra disposizione, e iniziate da là la discesa nel parco. All'uscita, fatevi un giretto per il quartiere di Gracia (che in realtà fino alla fine dell'800 era una città indipendente), le sue strade alberate e le sue piazzette.
Solita parentesi sul cibo. Le tapas generalmente son buone, pensavo non saziassero ma alla fine puoi riempirti, anche se devi spendere parecchio per farlo. Solo che non amo mangiare appoggiato a un bancone tra la gente che spinge. Faccio un'eccezione per la champagneria della Barceloneta, un posto metafisico. Un bel bocadillo col xoriço (o chorizo, salsiccia un po' piccante) e un bicchiere di cava, lo champagne spagnolo. E ti senti felice.
Poi ovviamente paella e sangria, e che ne parliamo a fare. Ma quello che per me è il top è il jamon, il prosciutto crudo. Memore di averlo assaggiato parecchi anni fa, abbiamo comprato 100 grammi di pata negra (invecchiato di 4 anni, 160 euro al chilo!) nel meraviglioso mercato della Boqueria. Divino.
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