giovedì 26 marzo 2009

Vagando per la Corsica/7

La strada che da Calvi porta a St. Florent è abbastanza massacrante. Si passa per il deserto degli Agriates, che non è un vero e proprio deserto ma una zona aspra, selvaggia. Il problema è che sono tutte curve decisamente ravvicinate, non fai in tempo a finirne una che già stai svoltando di nuovo.
Alloggiamo poco fuori St. Florent, ma come sempre l'obiettivo principale è quello culinario, visto che - guarda caso - arriviamo per pranzo. Ci fiondiamo all'Osteria di San Martinu, a Patrimonio, che è consigliata dalle guide, e ci facciamo servire ottime cote de porc e cote d'agneau, innaffiati da vino locale.
Ecco, il vino locale. Allora, Patrimonio è un paesino che più o meno si affaccia su una strada principale che sale per colline che hanno la fortuna di essere dolci, a differenza della maggior parte dei rilievi corsi, e baciate dal sole. In poche parole, a quanto pare è una zona adatta per il vino, e infatti la strada di cui sopra conta 6/7 aziende vinicole. Ovviamente, le più celebri diventano mete da visitare. Si degusta, si compra, si riempie il portabagagli ormai stracolmo. La sola Annalisa porterà a casa 20 (venti, contate, non si esagera) bottiglie di ottimo vino corso. Io meno della metà, mi concentro più sui salami per mio fratello. Per fugare sospetti di alcolismo, segnalo che nel momento in cui sto scrivendo alcune bottiglie devono ancora essere consumate.
Detto questo, si torna al livello del mare, per una breve sosta in spiaggia e poi St. Florent, che è molto carina nonostante il casino. Per meglio dire, c'è la piazza centrale che è moderna ed evitabile, ma poi ci sono angoli piacevoli come quello nella foto sotto.
Si vede che siamo vicini, in linea d'aria, all'Italia, perché la conformazione della zona ricorda molto zone litoranea italiane. Ora, non sono mai stato in Liguria, ma me la immagino molto simile.
Tra l'altro dietro a quei palazzi c'è la zona più moderna, e soprattutto un porticciolo turistico che è enorme se confrontato alla piccolezza del paesino. Ma di barche ce ne sono davvero tantissime, alcune della quali da spavento. Mangiando a Le Catebas (almeno mi pare), dove siamo serviti da cameriere visibilmente alticce nonostante fosse abbastanza presto, fantastichiamo sui possibili introiti di un'attività gastronomica in zona.

(Avrei finito la puntata, ma giusto per non smentirmi vi dico che abbiamo mangiato insalata di mare, buona e fresca, Lisa un'orata e io delle triglie piene di erbette. Mangiato bene, i piatti molto curati anche esteticamente).

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