domenica 11 giugno 2006

Germania/3 - Duisburg, o la tristezza fatta città

Dopo qualche giorno di permanenza ho già capito perché è stato deciso di portare la nazionale qui a Duisburg: la città, più grande di quanto pensassi, offre pochissimo e i giocatori hanno davvero un numero di tentazioni a cui resistere pari allo zero assoluto, soprattutto se si tratta di tentazioni dai capelli biondo-platino. L’età media degli abitanti della città, infatti, rasenta quella di un qualunque ospizio italiano e, a parte una passeggiata sul lungofiume (dove a dire la verità qualche locale carino c’è), le cose da fare sono davvero poche e la vita notturna stenta a decollare, a meno che la tentazione bionda di cui parlavo prima non si manifesti sotto forma liquida, e su questo fronte davvero c’è poco da opinare. L’unico rischio a parte le birrerie, quindi, è che i giocatori si rinchiudano in una pasticceria a riempirsi lo stomaco di dolci alla doppia (se non tripla) glassa, ma per fortuna Cassano è rimasto a casa.

In tutto questo quadro che può sembrare desolante (e, in effetti, lo è), Casa Azzurri offre tutt’altro punto di riferimento. In queste ore la testa di gran parte degli ospiti è già rivolta a Hannover, alla partita col Ghana. Ma le attività rimangono, e allora ti può capitare di giocare a calcio balilla con Sandro Mazzola e Marco Civoli, o puoi ritrovarti a mangiare salamini su salamini con Paolo Rossi, che probabilmente più di tutti ha apprezzato certe sponsorizzazioni e più di tutti ne sentirà la mancanza. Oppure, dulcis in fundo, puoi sentire Bruno Longhi prendere l’iniziativa di sedersi al pianoforte e storpiare grandi classici dai Beatles ai Procol Harum. E’ in casi come questo che ti ricordi del vecchio detto “Non sparate sul pianista” apparso in tanti film western: neanche loro avrebbero resistito, questa volta.

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