giovedì 19 luglio 2007

Un'iniezione di Joy

Giovanni Allevi è un bambinone, già a vederlo in foto non gli daresti i 38 anni che ha, figurati quando lo vedi sul palco totalmente impacciato mentre cerca di presentare i suoi brani. Poi si siede al pianoforte e si trasforma totalmente, è concentratissimo, esegue pezzi complicati senza sbagliare una nota (ok, forse una sì. ma giusto una). E, tramite la sua musica e anche il suo modo di proporsi, riesce a trasmetterti quella gioia che si era prefissato di evidenziare. Magari forza un po' il personaggio, ma non può non conquistare il pubblico, che gli tributa due standing ovation. Lui ricambia con tre bis.
Insomma, un gran bel compositore e un signor musicista. Certo, mi ha fatto uno strano effetto vedere in un teatro (e che teatro, era la prima volta che andavo al San Carlo... ma visto il prezzo basso ho pensato ora o mai più) un clima da stadio, una ragazzina che per tutta la durata dei bis s'è messa a piangere e non la finiva più, tendendo la mano verso al palco. E allora mi è tornata alla mente una diatriba che avevo letto tra ultras di Allevi e denigratori, e mi sono ricordato che spesso certi artisti vengono giudicati in base ai loro fans e al fanatismo (appunto) che questi portano con loro, e che spesso causa antipatie anche ovvie. Intendiamoci, non stiamo parlando del Mozart del 2000, ma è sicuramente un artista che l'Italia è fortunata ad avere. Non capisco la difficoltà a giudicare un musicista in base alla musica.

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