mercoledì 30 agosto 2006

Cemento, cemento, cemento!

partiamo dalla colazione: è alla irlandese, uova fritte con prosciutto, formaggio a volontà. scopriremo più avanti che l'olanda è il paese del fritto. il palato ringrazia, il fegato un po' meno ma segni di cedimento non ce ne saranno.
la guida consiglia di fare un salto a rotterdam, definendola addirittura la vera anima dell'olanda, più di amsterdam. ellapeppa, non possiamo mancare. la realtà è che sembra una città progettata da schizofrenici con una profonda avversione per gli alberi. la chiamano la "manhattan sulla mosa", ma qualche albero a new york ci sarà. insomma, il centro è pieno di grattacieli (la distruzione di gran parte della città durante la seconda guerra mondiale ha lasciato il segno) e ci tocca camminare al sole a lungo. un esempio della schizofrenia degli architetti olandesi? le case cubiche.
decidiamo di andare verso la parte antica, il quartiere di delfshaven, che anticamente era il porto della città di delft. non attraversiamo zone memorabili, tanto per usare un eufemismo. direi che siamo nella periferia più profonda. noto che non ci sia balcone senza antenna parabolica e mi sovvengono tre pensieri: a) nelle periferie olandesi si possono permettere la tv satellitare? b) se non se la possono permettere, la tv viene prima di altro? c) ma un antenna condominiale pareva brutto?
finalmente il panorama migliora e arriviamo al mulino di delfshaven, situato su un naviglio che - questo sì - ci appaga dopo la scarpinata.
a pranzo avviene qualcosa che ci perseguiterà per gran parte del viaggio: ci scambiano per turisti spagnoli. per compiacerci, mettono come sottofondo (neanche tanto in sottofondo) i gipsy king. un incubo.
la sera, tornati a den haag, decidiamo di provare la cucina indonesiana. come già detto, bene ma non benissimo, dannata salsa agrodolce. spinti dal masochismo, dopo la discreta scarpinata giornaliera, decidiamo di farci una passeggiata verso scheveningen. ovviamente allunghiamo più del dovuto e ci mettiamo un paio d'ore ad arrivare. sarebbero dovuti essere 3km. scheveningen... che dire... celebre per essere impronunciabile, tanto che gli olandesi nella seconda guerra mondiale la usavano come parola d'ordine, si riduce a una spiaggia lunghissima sulla quale affacciano baretti e soprattutto il maestoso hotel steigenberger.
insomma, in questa seconda giornata capisco che gli olandesi, per quanto le strade possano essere pulite, all'impatto ambientale non è che ci tengano molto.

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