La strada che porta da Corte a Porto (96km) è qualcosa di incredibile. Dopo 15km di N193 in direzione Bastia, a Francardo si prende la D84 che passa per la valle del Niolo, una delle zone più selvagge dell'isola. La D84 è l'unica strada che la serve. Il Niolo, lungo il quale sorge una centrale elettrica, scava sta valle (appunto) in mezzo a montagne di puro granito. Annalisa scatta all'impazzata, e buona metà del mio hard disk è occupata da foto di rocce. All'inizio il paesaggio è brullo, come vedete dalla foto che descrive una simpatica e ampia strada corsa.
Si sale, e anche parecchio, e l'atmosfera inizia a cambiare, tutto diventa molto più verde. Maiali e mucche ci attraversano la strada, passiamo in mezzo a boschi e foreste e ci fermiamo ripetutamente per giocare un po' con le bestiole, assolutamente socievoli. Appena scolliniamo, il traffico è bloccato. Da una stradina piomba una carica di capre che inizia a percorrere la strada a tutta velocità. Una scena bellissima. Peccato che l'altra metà del mio hard disk sia occupata da foto di bestie, che vi risparmio.
Il centro di Porto è un villaggio di due strade in riva al mare. Il camping è un paio di chilometri più su, arrampicato sulla montagna. Si chiama "Sole e vista" ed è disposto su terrazzamenti. Non è male, anche se i bagni sono un po' troppo "open air". Annalisa è la reginetta della tenda e quindi abbiamo tutto il tempo per andare a mare, risalire al campeggio e scendere per farci due passi e mangiare. Nella foto, invece, vi cuccate la torre genovese.
La sera, il dramma. Puntiamo il ristorante U Pescador, che a quanto pare è celebre perché il proprietario è conosciuto come "il re delle aragoste". Ghiotto del crostaceo, penso bene che lo sfizio vada levato nonostante il costo, e già mi pregusto la cena. Il ristorante è pieno, e ci manda da quello affianco, Le Robinson, che comunque si avvale dello stesso fornitore. Ed ecco il dramma: per l'aragosta è necessario la prenotazione. Depresso, leggo sulla guida che le cozze corse sono ottime e allora mi rifugio in uno spaghetto ai frutti di mare. La tristezza mi offusca le capacità intellettive e dimentico di come non si debba prendere quasi mai la pasta all'estero. E infatti vien fuori uno spaghetto bollito. Per fortuna il resto della cena è ottimo. La zuppa di pesce corsa è favolosa: si prendono i crostini, ci si strofina l'aglio, una spolverata di formaggio sul crostino, dopodiché si spalma questa salsa rouille che a quanto pare è fatta con pane, aglio e peperoncino, e si intinge il tutto nella zuppa. Veramente squisito. Lisa si prende un'orata che la rende entusiasta, soprattutto in rapporto al prezzo, dice. Il vino è un ottimo Domaine Vico bianco. Insomma, a parte il mio errore, si mangia bene, anche se il servizio è un po' lento, con solo due persone a servire. Ma non abbiamo fretta e soprattutto siamo sul mare.
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